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Giulia Tramontano, il verbale dell’«altra donna» che ha incastrato Alessandro Impagnatiello: «Mi aspettava alla fermata del tram, ho avuto paura»

alessandro impagnatiello giulia tramontano
alessandro impagnatiello giulia tramontano
Nel racconto della collega dell'Armani Bamboo la notte tra sabato e domenica: «Era agitato, sudato. Non l'ho fatto entrare a casa»

Lei non lo fece entrare in casa. Perché aveva paura. E dopo aver parlato con Giulia Tramontano quel sabato pomeriggio aveva paura anche per lei. Tanto da invitarla a dormire a casa sua. C., 23 anni, la ragazza italoinglese definita come “l’altra fidanzata” di Alessandro Impagnatiello, ha raccontato nel suo secondo verbale davanti ai carabinieri i suoi giorni di paura. È mercoledì 31 maggio. Ovvero il giorno prima del ritrovamento del cadavere di Giulia. Il suo racconto parte proprio dalla notte tra sabato e domenica: «Alessandro era apparentemente agitato. Tanto da apparire sudato». Lei non può saperlo, ma tra le 20 e le 21 e 30 Impagnatiello ha già ucciso Tramontano a coltellate. E ha effettuato un primo tentativo di bruciare il corpo nella vasca da bagno di casa. Oggi dalla sua confessione emergono ulteriori dettagli.

La notte del primo giugno

Prima, ha cercato su internet quali effetti potrebbe avere il fuoco sul materiale della vasca. Davanti ai magistrati dirà successivamente per giustificarsi che Giulia si era tagliata e lui l’ha in qualche modo «finita». La prima testimonianza della ragazza ha fissato i dettagli della tattica di Impagnatiello per tenere in piedi le due relazioni. Compreso il falso test del Dna con cui cercava di far credere alla collega barman che il figlio non fosse suo. Invece all’ora di cena l’ha accoltellata.

E poi, facendo credere che si era allontanata da casa, ha fatto sparire il corpo. Ha provato a convincere anche lei. In una videochiamata di 9 minuti in cui la ragazza chiedeva di Giulia e lui le diceva prima che dormiva in camera, poi che era andata da una amica, mentre in realtà era già morta. Ma la ragazza ormai non si fidava più di lui. E così ha iniziato a videoregistrare la conversazione.

I guanti in lattice

E ancora. Fotografa i guanti in lattice azzurri presi dal lavoro che gli spuntavano dallo zaino. In piena notte «ho iniziato a scrivere ad Alessandro chiedendo dove fosse Giulia. Lui di contro ha iniziato a chiedermi di vederci perché voleva parlarmi da solo, senza di lei. Per mettere un punto a questa vicenda». Prima aveva contattato anche Tramontano. Ma le risposte di lei non la convincevano. Sembravano mandate da un altro. Per questo prova la strada della videochiamata.

«Ha risposto alla terza. Ho chiesto dove fosse Giulia. Prima mi ha detto che dormiva. Poi che era andata da un’amica». Lui le chiede in maniera pressante un incontro. Lei non ci cade. Vuole rincasare da sola. Poi chiede un passaggio al collega. «Arrivata a casa ho notato Alessandro alla fermata del tram che mi aspettava. Poi ha iniziato a citofonare. Alla fine è salito. Ma gli ho parlato attraverso le sbarre della finestra del ballatoio. Lui insisteva per entrare. Ma io non ho voluto perché avevo paura».

Alessandro Impagnatiello alla fermata del tram

Alla fine è lei a chiedere ospitalità a un’amica. «Avevo paura perché non sapevo che fine avesse fatto Giulia. E di cosa fosse capace Alessandro», sostiene nella porzione di verbale pubblicata oggi da La Stampa. All’inizio della loro storia Impagnatiello, che sul lavoro era soprannominato “il lurido”, aveva detto a lei che la storia con Tramontano era finita: «Mi ha detto che si erano lasciati tra dicembre e gennaio. Nelle mie visite a casa di Alessandro a Senago non c’erano tracce della sua presenza. Niente foto, niente trucchi». Poi gli scatti ritrovati con lei incinta. E la seconda bugia del test del Dna «in una busta della clinica Sant’Agostino». Lei trova un rossetto nell’auto di Alessandro. A quel punto telefona a Giulia. Si incontrano all’Armani Bamboo dove lavora anche Alessandro.

Il figlio

«Quando Giulia è andata via, mi ha detto che Alessandro non avrebbe visto mai il figlio e che a lei interessavano solo il bambino e la sua salute. Non sapeva se sarebbe tornata dai genitori ma di sicuro non voleva più vederlo. Sarebbe comunque tornata a Senago per parlare con lui e lasciarlo», mette ancora a verbale la ragazza. A quel punto le propone di andare a dormire da lei. Ma Giulia rifiuta. Intanto le indagini proseguono. Il barman ha confessato ma nella sua versione ci sono alcuni elementi che non tornano. Già domani forse ci saranno gli esiti dell’analisi delle immagini delle telecamere installate tra Senago e Milano per verificare i suoi movimenti.

La frequentazione da giugno e la vacanza a Ibiza

La 23enne racconta ai magistrati che la frequentazione con Impagnatiello è cominciata a giugno 2022. A dicembre lui le aveva assicurato di aver lasciato la precedente compagna. Nello stesso mese lei scopre di essere incinta. E decide di comune accordo con lui di interrompere la gravidanza. «Quando lui mi ha detto che si erano lasciati nelle mie visite a casa non trovavo più trucchi, spazzolino, accappatoio, i segni della presenza di Giulia. Non c’erano foto. Delle volte notavo dettagli tipo la piastra per capelli, ma mi diceva che ogni tanto Giulia tornava a prendersi ancora le sue cose», fa mettere a verbale.

Poi ad aprile la vacanza senza di lei: «Lui era partito per Ibiza e mi aveva detto che era da solo ma io avevo capito che non era così».A quel punto la 23 enne racconta: «Ho sbirciato sul suo telefono vedendo delle foto che li ritraevano a Ibiza, lei era chiaramente in stato interessante. Lui si è accorto che stavo guardando le foto e mi strappò il telefono di mano e abbiamo avuto una mezza discussione che io ho interrotto per via di altre persone presenti».

Il complice

Si stanno anche effettuando gli accertamenti sulle celle telefoniche a cui erano agganciati i cellulari delle persone che il barman ha contattato la sera dell’omicidio e nei giorni successivi. Per capire se sia stato aiutato a disfarsi del cadavere. Le indagini coordinate dal pm Alessia Menegazzo e dall’aggiunto Letizia Mannella e condotte dai carabinieri puntano a ricostruire millimetro per millimetro quello che è accaduto, nella convinzione che ci sia stata premeditazione e crudeltà, aggravanti escluse dal giudice che ha convalidato il fermo e ordinato il carcere per il 30enne.

Intanto la 23enne è andata via dalla casa che frequentava anche Impagnatiello. Il Corriere della Sera riferisce che alcuni testimoni hanno visto delle persone entrare in casa sua per prendere dei vestiti e alcuni oggetti di uso comune. La ragazza potrebbe essere andata all’estero o a vivere con un’amica. Gli inquirenti la risentiranno. Molto probabilmente in settimana.

La confessione di Impagnatiello

Emergono anche ulteriori dettagli sulla confessione di Impagnatiello. Ne parla oggi il Corriere. La verbalizzazione comincia alle 7,30 di venerdì scorso. Le pagine del verbale sono sette. Con i carabinieri si qualifica come «responsabile del bar dell’hotel Armani». Sul web un video lo mostra mentre serve cocktail da dietro il bancone. Ai magistrati dice di aver ucciso per lo stress che quella situazione gli aveva creato, anche sul lavoro. Perché i suoi colleghi lo chiamavano «lurido». Prima di iniziare la pubblica ministera gli chiede se vuole un avvocato. Lui: «Sono pronto. Incominciamo, dai». Parte spedito e parla senza pause. Prende tempo soltanto quando gli chiedono dettagli e orari. La verbalizzazione dura poco. Poi si spalancano le porte del carcere.

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