Le foto, gli sms, i guanti: il verbale di A., che ha incastrato Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano

La barman italoinglese ha avvertito la fidanzata dell’altra relazione del collega. Poi le ha offerto di andare da lei

Si chiama A., ha 23 anni, è italoinglese. È quella che comunemente viene definita “l’altra”, ovvero l’altra ragazza con cui Alessandro Impagnatiello aveva stretto una relazione mentre conviveva con Giulia Tramontano. Ma nella storia dell’omicidio di Senago il suo ruolo è ben preciso. Fin dal primo momento si è schierata con la ragazza incinta. Ha cercato di proteggerla. Le ha anche offerto un posto dove dormire. Anche se lui le aveva detto che aveva problemi mentali. Poi ha collaborato con gli inquirenti. E ha testimoniato senza reticenze. Mentre chi indaga ha un sospetto. Ovvero che il barman dell’Armani Café volesse fare fuori anche lei. Che però ha contattato invece Chiara, la sorella di Giulia. Le ha raccontato tutto. E ha messo in moto la macchina che ha portato lui in carcere.


La testimonianza

«Quella sera ho ricevuto vari messaggi e numerose chiamate alle quali non rispondevo, insisteva nel volermi vedere. Poi alle 2, nel rincasare, ho notato sotto casa la sua presenza: ha continuato ad inviarmi sms su chat e chiamate con l’intento di volermi parlare per almeno 5 minuti», ha messo a verbale la ragazza italoinglese. Si riferisce a sabato 27 maggio. Ovvero al giorno in cui le due ragazze si sono incontrate nel bar dove lavorava Impagnatiello. Un incontro chiarificatore dopo le bugie di lui. Nel quale entrambe hanno vuotato il sacco. Giulia ha scoperto che l’altra è rimasta incinta di Impagnatiello e ha abortito. E l’altra le ha raccontato del falso test del Dna con cui lui cercava di farle credere che il bambino non fosse suo.


Il Corriere della Sera e La Repubblica riportano altri brani della sua testimonianza: «Data la sua insistenza, io comunque rincasavo e non volendoci parlare in presenza faccia a faccia, gli parlavo dalla finestra del ballatoio, e lui mi diceva di avermi aspettato da più di un’ora e che Giulia è una persona bipolare e che il figlio che lei aspetta non è il suo. All’ennesima dimostrazione della sua falsità gli dicevo di non credere a ciò che mi stava dicendo invitandolo ad andarsene».

La prima volta dai carabinieri

La prima volta che la ragazza si presenta davanti ai carabinieri risale alla notte tra domenica e lunedì. Lui è andato a lavorare dalle 7 alle 17, è rincasato, ufficialmente non ha trovato Giulia e ha dato l’allarme. In realtà l’ha già uccisa e l’ha trasportata nella sua auto, dove il cadavere rimarrà per altri due giorni. Ma questo A. non può saperlo. In compenso parla per tre ore: «Conosco Alessandro da un anno, quando ho iniziato a lavorare all’Armani Hotel di Milano, mentre lui è un responsabile del bar. Inizialmente mi ha corteggiato, poi da luglio abbiamo iniziato una frequentazione. È capitato che trascorresse anche la notte a casa mia, come io a casa sua a Senago». E quando lei andava, lui faceva sparire le foto di Giulia. «Poi a gennaio rimanevo incinta, ma dato che non mi sentivo pronta per avere un figlio, di comune accordo con lui abbiamo ho deciso di abortire».

Le foto sul telefono

La scoperta dell’altra relazione di Impagnatiello avviene nel modo più classico. «Ho visto delle foto sul suo telefono. Mi è apparso subito chiaro che Giulia era incinta». Lui si giustifica: «Mi ha detto che non era il padre e che aveva anche un test del Dna, me lo mostrava su carta stampata». A quel punto lei si improvvisa investigatrice: «Alessandro mi ha prestato il suo iPad, ho visto varie ricerche on line finalizzate a reperire degli attestati negativi del test del Dna. Ho trovato un file con le sue generalità e quelle di Giulia con test negativo, che sarebbe quello che mi aveva mostrato in forma cartacea». A quel punto la ragazza è certa che Impagnatiello le sta mentendo. E contatta Giulia. «Ci siamo incontrare sotto l’hotel dove lavoro alle 17.30. Alessandro ha chiamato Giulia e lei gli ha detto di essere in mia compagnia invitandolo a raggiungerci». Ma lui non viene.

I messaggi dal cellulare

Lei racconta tutto: «Siamo rimaste a parlare fino alle 18.45, ci siamo confidate e abbiamo convenuto che Alessandro avesse mentito ad entrambe». Ma quando torna a casa succede qualcosa di strano: «Ci siamo sentite su WhatsApp e a mio avviso mi stava scrivendo in maniera diversa da quanto aveva fatto in precedenza». Lei la invita a casa sua perché «lui è strano». Ma lei rifiuta. Perché in realtà a scrivere quei messaggi è Impagnatiello. Tramontano è già morta. «Mi diceva che non era stata sincera con me e di lasciarla in pace. Poi non mi ha più risposto». Lei a quel punto lo videochiama: «Gli ho chiesto di farmela vedere col telefono ma lui mi diceva che Giulia non era in casa ma che stava dormendo da un’amica. Ha ripreso solo la camera da letto ed il soggiorno dove effettivamente non vi era la presenza di Giulia».

La scoperta

Successivamente Alessandro si presenta sotto casa sua e lei non lo fa entrare. Il giorno dopo lo vede a lavoro: «Mi sembrava “strano” e continuava a giustificare la situazione arrampicandosi sugli “specchi”. Gli chiedevo dove fosse Giulia e mi diceva che non rispondeva nemmeno a lui». A quel punto lei vede «dallo zaino del lavoro di Alessandro dei guanti in lattice». E contatta Chiara Tramontano su Facebook: «Lei mi ha detto che Giulia non è una ragazza bipolare e non mai sofferto di malattie mentali. E che anche lei e i familiari erano preoccupati». Ma ormai è troppo tardi.

Leggi anche: