Partito democratico, “demansionato” il deputato Piero De Luca: da vicecapogruppo passa al ruolo di segretario

Alcuni deputati Dem parlano di «operazione punitiva» nei confronti del figlio del governatore campano

Si è svolta, a Montecitorio, l’assemblea del gruppo del Partito democratico. Nell’occasione, la capogruppo Dem alla Camera, Chiara Braga, ha proposto la composizione del nuovo ufficio di presidenza. I membri sono stati eletti, nonostante il malumore di alcuni deputati riguardo al trattamento riservato a Piero De Luca. Riformista, quindi appartenente a un’area politica non affine alla nuova segreteria, De Luca è anche figlio del governatore della Campania, Vincenzo De Luca: è cosa nota che quest’ultimo abbia un rapporto molto freddo con la segretaria Elly Schlein. Ora, non è dato sapere se le due cose abbiano inciso nel suo “demansionamento”, fatto sta che da essere vicepresidente del gruppo, De Luca è passato a ricoprire il ruolo di segretario con delega a Pnrr, riforme e sicurezza. Secondo le ricostruzioni apparse sulle agenzie di stampa, in difesa del deputato sarebbe intervenuto il collega Lorenzo Guerini. Durante l’assemblea, il presidente del Copasir avrebbe parlato di «processo a un cognome» e ragionato sull’errore di «trasformare il passaggio della composizione del nuovo ufficio di presidenza nella ricerca di uno scalpo politico». Il tutto, avrebbe detto, «è ancora più ingiusto, poiché avviene ai danni di una persona stimata da tutti i suoi colleghi». Guerini, in segno di dissenso, non ha partecipato al voto. Così come Marianna Madia. Secondo le ricostruzioni, la deputata avrebbe parlato di «operazione punitiva e senza mordente, che ha preso di mira solo una persona per il suo cognome».


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