Omicidio Alice Scagni, parla la nonna in lacrime: «Mio nipote Alberto strinse il collo anche a me, ma i suoi genitori dovevano proteggere Alice»

La donna, 92 anni, ha ripercorso le settimane in cui il nipote la terrorizzava con continue richieste di denaro

Parla in lacrime Ludovica Albera, la nonna di Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto il 1 maggio 2022. Sentita al processo in Corte d’Assise, la 92enne ha ripercorso le settimane terribili passate con il nipote violento e ha lanciato un’accusa nei confronti dei suoi genitori: «Una mamma non chiama la polizia. Dopo le telefonate di minacce dovevano prendere la macchina e andare lì per salvare Alice». A proposito del nipote, Albera ha raccontato: «Alberto da piccolo era un bambino timido, ma crescendo era cambiato. Non pensavo sarebbe diventato un delinquente, disgraziato». Nell’ultimo periodo Alberto Scagni aveva terrorizzato sua nonna, chiedendole continuamente denaro: «Aveva iniziato a chiedermi soldi, voleva 50mila euro. Ho cominciato ad avere paura, ho cambiato molte volte la serratura di casa, perché lui cercava di entrare. Una volta mi ha afferrato per il collo. Ogni volta che entrava in casa scappavo dalle vicine».


L’anziana ha poi raccontato di quando Alberto Scagni ha dato fuoco alla sua porta, di suo genero che aveva tentato di metterla in salvo portandola in Piemonte: «Quando stavamo andando ho chiesto a mio genero di passare da Alice, gliel’ho chiesto cento volte ma non ha voluto farlo. Forse l’avrei salvata, ma io da Alice da sola non riuscivo ad andare». La nonna di Alice Scagni non si dà pace: «I genitori dovevano andare da loro, perché sono stati ad aspettare la polizia? Una madre deve aspettare la polizia? Lo sapevano cosa poteva accadere, cosa ci voleva ad andare da Alice?». In aula i genitori di Alice Scagni non c’erano, dopo che ieri hanno rinunciato a costituirsi parte civile in polemica con il giudice, accusato di aver tagliato la loro lista di testimoni. Secondo i due coniugi, il giudice avrebbe così impedito a teste chiave di parlare e raccontare tutte le presunte omissioni e sottovalutazioni degli allarmi da loro lanciati al 112.


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