Caso Santanchè, ondata di richieste di dimissioni per la ministra del Turismo: «Meloni riferisca in Aula»

Le società legate all’esponente di Fratelli d’Italia, secondo un’inchiesta di Report, avrebbero assunto delle condotte scorrette nei confronti di dipendenti e fornitori

La ministra Daniela Santanchè, suo malgrado, è al centro degli attacchi delle opposizioni. I partiti che non fanno parte della maggioranza pretendono le dimissioni dell’esponente del governo Meloni, dopo l’inchiesta di Report che ha rivelato condotte che appaiono ai limiti della legalità nei confronti di fornitori e dipendenti di alcune aziende legate alla ministra del Turismo. Secondo l’inchiesta andata in onda lunedì scorso, ci sarebbero prove di lavoratori pagati in ritardo o ancora in attesa dei versamenti, trasferimenti di liquidità ai vertici societari quasi concomitanti ai licenziamenti e altri comportamenti poco corretti, come l’utilizzo fraudolento della cassa integrazione. Sebbene sia passato qualche giorno dal 19 giugno, data della messa in onda del servizio televisivo, la discussione non accenna a fermarsi. «Non sono accuse che possono essere lasciate cadere nel vuoto da parte di un ministro», twitta Carlo Calenda, esortando l’esponente di Fratelli d’Italia a dare risposte puntuali e celeri. Enzo Amendola, capogruppo del Partito democratico in commissione Esteri della Camera, trascina nella polemica Giorgia Meloni: «Abbiamo una ministra imprenditrice spericolata, accusata di collezionare fallimenti e di non pagare dipendenti e fornitori. Santanchè intanto glissa e non risponde. In passato abbiamo visto membri del Governo dimettersi per molto meno. Come può Meloni far finta di niente?». Il coro di dissenso cresce nel corso della giornata, fino ad arrivare a chiedere alla presidente del Consiglio di riferire al Parlamento sul caso.


Il deputato di Alleanza verdi e sinistra, Nicola Fratoianni, insiste: «Perché distruggere un’azienda, spolparla, autoassegnarsi lautissimi compensi, non pagare i fornitori, andare in tv a dire che ha anticipato la cassa integrazione ai suoi dipendenti quando questo non è vero, poi licenziarli e non versare loro il tfr? Sono fatti gravi. Se qualcuno spera che la via d’uscita sia l’oblio si sbaglia di grosso. Se la ministra sfugge, la presidente del consiglio Meloni non può e non potrà fare altrettanto: voltarsi dall’altra parte, fare finta di niente non può essere la soluzione. Il Parlamento e l’opinione pubblica del Paese hanno il diritto di sapere come stanno le cose. All’estero, Santanchè sarebbe stata già allontanata dal governo». Giuseppe Provenzano afferma che l’imprenditrice «è incompatibile» con il ruolo di ministra. «Non ci sono alternative: dimissioni. Meloni non taccia, assicuri la credibilità delle istituzioni. Altrimenti è complice del loro discredito». Parlando dagli scranni di Montecitorio, il Pd chiede ufficialmente un chiarimento di Meloni in Aula: «Le notizie giornalistiche emerse lasciano noi e tutto il Paese interdetti e, per questa ragione di gravità e urgenza, chiediamo se Meloni ritenga che la ministra Santanchè possa proseguire la sua funzione di ministra, dopo quanto sta emergendo», chiosa il deputato Toni Ricciardi.


Il componente della segreteria del Nazareno, Antonio Misiani, afferma che «l’unica cosa che può fare Santanchè è presentare immediate dimissioni». Per il Movimento 5 stelle, interviene Alessandra Todde: «Le notizie, se verificate, mostrano un comportamento gravissimo sia perché la cassa integrazione è uno strumento che serve ai più fragili e poveri, sia per rispetto verso gli imprenditori onesti. Questi comportamenti da personaggi che ricoprono ruoli istituzionali sono inaccettabili». Le fa eco il capogruppo grillino alla Camera, Francesco Silvestri: «Santanché è piombata in un silenzio tombale dopo l’eclatante inchiesta di Report. Un’imprenditrice a capo di aziende in cui c’è il dubbio che sia stato violato ogni tipo di diritto nei confronti dei lavoratori non può fare il ministro: ha il dovere di spiegare subito, tra cinque minuti. Altrimenti il passo indietro rispetto alla carica che ricopre diventa inevitabile. Ci aspettiamo che la premier Meloni intervenga in prima persona, perché le circostanze stanno diventando surreali». Ancora, Chiara Appendino, parla di «silenzio assenso» della ministra. Per la Dem Debora Serracchiani, «sulla questione Santanchè è in gioco la credibilità dell’intero governo». Vinicio Peluffo, capogruppo del Pd in commissione Attività produttive della Camera, ritiene invece che la ministra non possa più «rappresentare l’Italia nel mondo e l’eccellenza del nostro Paese, e quindi continuare a ricoprire quel ruolo con le pesanti ombre che si addensano sui suoi affari societari».

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