Via le croci dalle vette (anzi no). Il ministro Santanchè: «Basita». Il presidente Cai: «Un equivoco, non c’è una posizione ufficiale»

Cosa è successo esattamente. Dalla notizia partita da un convegno fino alle prese di posizione politiche

Le croci sulle vette delle montagne italiane sono divisive o no? In queste ore si è creato un certo dibattito, e una certa confusione, in merito alla notizia per cui dentro il Cai si starebbe discutendo della rimozione o meno dei manufatti in legno, le cosiddette croci, sulle vette italiane. Simboli che hanno accompagnato gli scalatori da sempre. Tutto parte da Lo Scarpone, sito di riferimento del Club Alpino Italiano che ha iniziato a chiedersi se sia il caso, perlomeno, di non installarne delle nuove. Giovedì 22 giugno c’è stato un convegno organizzato all’Università Cattolica di Milano. Si parlava del libro Croci di vetta in Appennino di Ines Millesimi. Al convegno – a cui hanno partecipato Monsignor Melchor José Sànchez de Toca y Alameda (relatore del Dicastero delle Cause dei Santi), lo scrittore Marco Albino Ferrari in rappresentanza del CAI e il professore di diritto dell’Università Cattolica Marco Valentini – si è toccato l’argomento. Ha raccolto il plauso di molti – secondo quanto riporta Lo Scarpone – la proposta di «lasciare integre le croci esistenti, perché testimonianze significative di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l’istallazione di nuovi simboli sulle cime». «Tesi questa – sostiene il sito – condivisa pienamente dal Club Alpino Italiano. Il CAI guarda infatti con rispetto le croci esistenti, ma non solo: si preoccupa del loro stato ed eventualmente, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione (ripulendole dagli adesivi, restaurandole in caso di bruschi crolli). Questo perché, è giusto evidenziarlo una volta di più, rimuoverle sarebbe come cancellare una traccia del nostro cammino; un’impronta a cui guardare per abitare il presente con maggior consapevolezza. Ed è proprio il presente, un presente caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali, a indurre il CAI a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne».


Le critiche della politica, da Salvini a Santanchè

Si tratta della posizione ufficiale? Non proprio. Nonostante la precisazione sul sito di riferimento del Club sui media è scattato l’allarme. E così come è rimbalzata la notizia del «Cai contro le croci di montagna, sono partite anche le dichiarazioni politiche. «Rispetto le idee di tutti, amo la montagna e penso che il Cai faccia un lavoro enorme per tutelarla e valorizzarla. Penso però che la proposta di “vietare” il Crocifisso in montagna perché “divisivo e anacronistico” sia una sciocchezza, senza cuore e senza senso, che nega la nostra Storia, la nostra cultura, il nostro passato e il nostro futuro», ha scritto su Facebook il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini. Gianni Alemanno parla di «atto di arroganza», mentre si sollevano critiche da gran parte di Fratelli d’Italia. Fino alla presa di posizione del ministro per il Turismo Daniela Santanchè. «Resto basita – ha dichiarato Santanchè – dalla decisione del Cai di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al Ministero. Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio, il suo rispetto. Un territorio si tutela fin dalle sue identità e le identità delle nostre comunità è fatta di simboli che custodiscono nel tempo la storia e valori. Invito il presidente del Cai a rivedere la sua decisione».


La nota del Cai: «Solo dibattito, non esiste nostra posizione ufficiale»

Davanti al polverone sollevato il Presidente generale del Club alpino italiano Antonio Montani, chiarisce la posizione del Cai. «Non abbiamo mai trattato l’argomento delle croci di vetta in alcuna sede, tantomeno prendendone una posizione ufficiale. Quanto pubblicato – sostiene in una nota – è frutto di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro. Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco ad immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce. Voglio scusarmi personalmente con il Ministro per l’equivoco generato dagli articoli apparsi sulla stampa e voglio rassicurare che per ogni argomento di tale portata il nostro Ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto».

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