Il capo della Chiesa greco-cattolica in Ucraina: «Il Papa non ha capito nulla di questo paese»

L’Arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk: «Il Vaticano non ha gli strumenti per agire a livello politico, può solo usare la diplomazia, ma finora non ha funzionato»

«Vorremmo che Papa Francesco si schierasse inequivocabilmente, anche a livello diplomatico e politico, dalla parte dell’Ucraina, condannando gli aggressori. Vorremmo che dicesse chiaramente chi è l’aggressore e chi la vittima». Sono le parole del capo della Chiesa greco-cattolica in Ucraina Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč e arcieparca metropolita di Kiev, nel corso di un’intervista all’agenzia di stampa ucraina Glavcom. Nel corso dell’intervista, Sua Beatitudine Shevchuk, ha posto l’accento sulle ambiguità di Papa Francesco riguardo la posizione del Vaticano nel conflitto scatenato dalla Russia contro l’Ucraina. Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina prosegue: «Sulla base dei gesti del Papa, dei movimenti che l’Ucraina percepisce del Vaticano, posso dire che oggi tutto ciò che il Papa ha cercato di fare per l’Ucraina, dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala, è fallito. Perché? Non abbiamo ancora compreso appieno. Forse lo scopriremo col tempo. Il Papa stava girando la testa per non far arrabbiare nessuno? No! Sono state prese molte misure diverse, ma sfortunatamente nessuna di esse ha portato al risultato desiderato».


«Il Vaticano non ha gli strumenti per agire a livello politico, può solo usare la diplomazia, ma finora non ha funzionato»

Shevchuk prosegue: «Ricordo la fine del 2021, era dicembre, quando già cominciavano a soffiare i venti di un gravissimo peggioramento della situazione della sicurezza per l’Ucraina. Ho chiesto personalmente a Papa Francesco di fare di tutto per evitare una guerra. Gli ho chiesto di prevenire un’invasione su vasta scala. Ci sono stati una serie di passaggi diplomatici, lettere personali del Papa al Presidente americano Biden e a Vladimir Putin. Ho chiesto gesti simili per la nostra situazione. Ma, quando inizia la guerra e le pistole cominciano a parlare, le parole non funzionano». E una volta esploso il conflitto da un lato il Pontefice ha comunicato telefonicamente a Shevchuk che avrebbe fatto «tutto il possibile per fermare la guerra», dall’altro ha cercato più volte di utilizzare i canali diplomatici per mettersi in contatto anche con il Cremlino, oltre al tentativo di «influenzare lo sviluppo degli eventi attraverso la Chiesa ortodossa russa, con il Patriarca Kirill». «Una chiamata in cui il Papa ha parlato in modo abbastanza duro – ha puntualizzato Shevchuk -. Era però già impossibile fermare questa aggressione. Dopotutto, per agire, devi avere degli strumenti». Strumenti che il Vaticano non ha a livello politico. Al capo della chiesa Cattolica restano «l’uso del dialogo, della parola, della diplomazia», ha osservato ancora l’Arcivescovo maggiore.


Shevchuk: «Prendere posizione nel conflitto è una delle più grandi sfide per Papa Francesco»

Il capo della Chiesa greco-cattolica in Ucraina, riconosce che la neutralità della Santa Sede è sempre stat un tratto caratteristico nei diversi conflitti nel corso della storia, in modo da non poter pregiudicare il proprio ruolo nel dialogo e nella diplomazia tra le parti. Se da un lato Papa Francesco ha più volte espresso la sua volontà di recarsi a Kiev, questo non è ancora stato possibile, anche a causa delle precarie condizioni di salute del Santo Padre, oltre per il fatto che un viaggio del genere le condizioni di sicurezza sono complesse. «Il messaggio principale che Papa Francesco vuole portare in Ucraina è probabilmente ancora in fase di elaborazione – spiega Sua Beatitudine Shevchuk -. Il Papa vuole davvero fare di tutto per fermare questa guerra. Vediamo oggi che la guerra, tutti i crimini commessi dalla Russia in Ucraina, fanno del nostro Paese una delle più grandi sfide di questo pontificato, una delle più grandi sfide della missione di Papa Francesco nel mondo moderno».

«Innegabili gli aiuti umanitari da parte della Santa Sede a sostegno dell’Ucraina»

Malgrado ciò, però, l’Arcivescovo maggiore ammette che il Vaticano «rispettando il suo ruolo tradizionale di arbitro mondiale nella riconciliazione di vari conflitti, ha usato una terminologia diversa. In seguito abbiamo sentito che neutralità diplomatica non significava neutralità morale». A riprova di ciò, ci sono «certi gesti, certe azioni», tra cui quello ricordato da Sua Beatitudine Shevchuk: «Qualche tempo dopo l’inizio della guerra, il Papa ha chiarito in varie interviste chi era l’aggressore e chi la vittima. Ciò è confermato non da dichiarazioni dirette, ma dai meccanismi umanitari a cui ricorre il Papa per salvare vite umane in Ucraina. Ad esempio, dall’inizio della guerra, attraverso la mediazione del Santo Padre, abbiamo cercato di salvare la vita di bambini di vari orfanotrofi che sono finiti nel territorio occupato».

«Ci sono diversi passi specifici che raccontano da che parte sta il Papa»

E ancora: «Ricordo gli sforzi del Papa per salvare Mariupol’, per evitare una catastrofe umanitaria di enormi proporzioni, sfortunatamente avvenuta poi. Non è stato possibile impedirlo. Ci sono stati invece molti successi per quanto riguarda la liberazione dei nostri prigionieri e ostaggi». Insomma, secondo Shevchuk i fatti parlano più delle parole e dei passaggi diplomatici: «Il Papa in persona, così come le strutture della Santa Sede, sono diventate il centro dell’azione umanitaria mondiale per salvare vite umane in Ucraina. Sono passi specifici che raccontano da che parte sta il Papa». Insomma, il capo della Chiesa greco-cattolica in Ucraina non nega gli sforzi della Santa Sede e del Pontefice per sostenere l’Ucraina, ma dall’altro lato contesta la mancata presa di posizione in modo aperto e chiaro da parte di Papa Francesco a sostegno di Kiev.

Foto in copertina: Vatican News / Papa Francesco con Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halic 

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