Alberto Angela si sente Indiana Jones: «Voglio portare Harrison Ford nelle catacombe di Roma. Senza serpenti»

Il conduttore ha intervistato l’attore suo idolo per la prima puntata di Noos

Alberto Angela riparte da domani su Rai 1 con “Noos – L’avventura della conoscenza”. Il programma erede di SuperQuark, ospitato nello studio del padre Piero, scomparso il 13 agosto 2022, aprirà con un’intervista ad Harrison Ford. «Confesso che volevo conoscerlo da sempre. Per chiunque abbia la mia età, si occupi di storia, ami l’avventura, Harrison Ford-Indiana Jones è un simbolo, ha formato generazioni di archeologi». Mentre nei cinema esce “Indiana Jones e il quadrante del destino”, Angela dice in un’intervista a Repubblica che di lui lo ha colpito «la semplicità, come tutti i grandi non si atteggia. In genere si dice che non bisogna incontrare i propri idoli perché ti deludono sempre un po’, posso dire che in questo caso non è così».


Il mestiere dell’attore

Per Alberto Angela Indiana Jones è sempre stato un eroe: «È un simbolo. Ha 80 anni e quando è apparso, asciutto, con la sua camminata inconfondibile, mi sembrava avesse almeno dieci anni di meno. I film non gli rendono giustizia, di persona è molto più giovane». Dice di non aver detto all’attore di essere proprio un paleontologo: «Ma credo che lo staff della Disney gli avesse spiegato chi sono, il mio lavoro. Gli ho promesso che la prossima volta quando verrà a Roma lo porto a visitare le catacombe, e gli faccio scoprire la città sotterranea. Non farà brutti incontri, gli ho garantito che non ci saranno serpenti». E ovviamente i suoi film sono stati di ispirazione: «I viaggi che ho fatto, non comodi, il fascino dell’archeologia, infilarsi nelle grotte, passare le notti in tenda, prendere i piccoli aerei, fanno parte del mio lavoro. Erano esperienze estreme, si scoprivano cose pazzesche. La ricerca è fatica».


Il futuro e la Rai

Infine, nel colloquio con Silvia Fumarola il conduttore parla anche della Rai e del suo futuro: «Sono stato sempre molto chiaro, nasco nel servizio pubblico e la divulgazione è nel suo dna. Come la scuola, che è di tutti. La conoscenza è come il pane e il tavolo deve essere più lungo possibile, si devono sedere tutti. La Rai resta la sede naturale per un certo tipo di offerta, anche se non è l’unica». Non risponde però alla domanda se è preoccupato: «Penso che la divulgazione e la scienza siano un’isola a sé e che in trenta anni sono sempre state in prima serata, con tutte le direzioni. Se le cose dovessero cambiare ci penseremo. Ma sono fiducioso».

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