Mes, la prossima settimana il voto in Aula. Le pressioni Ue, la «logica di pacchetto» di Meloni e le ironie dell’opposizione

Venerdì 30 la discussione generale, entro giovedì 6 il voto. Che però potrebbe essere un rinvio a dopo l’estate: per alzare il prezzo coi partner su altri dossier

C’è una roadmap temporale per la discussione del Parlamento sul Mes, il Meccanismo europeo di stabilità il cui nuovo Trattato è stato sin qui ratificato da tutti e 20 i Paesi della zona euro tranne l’Italia. Dopo mesi di melina da parte delle forze di maggioranza, che restano scettiche (Lega e FdI in particolare) sullo strumento, venerdì 30 giugno, dopodomani, si terra la discussione generale. Quindi la prossima settimana, entro giovedì 6, si voterà sulla questione. Ma non è detto che ciò significhi che l’Aula dovrà pronunciarsi con un sì o un no alla ratifica del nuovo Trattato. È possibile infatti che ai voti venga messa invece un rinvio della decisione stessa, magari, come filtrato negli ultimi giorni da ambienti di maggioranza, a dopo l’estate. A confermare indirettamente che questa potrebbe essere la strada che intraprenderà la maggioranza è stata d’altra parte stamattina la premier Giorgia Meloni. Che riferendo alla Camera in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì ha lasciato intendere la strategia su cui punterebbe il governo tenendo «in ostaggio» ancora per qualche mese l’ultimo via libera al Mes: alzare il prezzo del negoziato in Ue su altri dossier in corso di discussione cari all’Italia.


Cosa ha detto Meloni

«É una partita complessa – ha detto in Aula la premier riferendosi ai negoziati in corso sulla nuova governance economica europea – sulla quale io credo che l’Italia abbia obiettivi in questo caso condivisi dalla gran parte delle forze politiche e che sono stati oggetto di sostegno bipartisan già con i governi precedenti. Per questa ragione, lo voglio dire con serenità ma anche con chiarezza, non reputo utile all’Italia alimentare in questa fase una polemica interna su alcuni strumenti finanziari, come ad esempio il Mes. L’interesse dell’Italia oggi è affrontare il negoziato sulla nuova governance europea con un “approccio a pacchetto”, nel quale le regole del Patto di stabilità, il completamento dell’Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutano nel loro complesso, nel rispetto del nostro interesse nazionale. Prima ancora di una questione di merito c’è una questione di metodo su come si faccia a difendere l’interesse nazionale italiano».


Ironie e proteste dalle opposizioni

La linea della premier di legare l’eventuale ratifica del Mes ad altre questioni attualmente aperte sui tavoli europei non convince però le opposizioni. Giuseppe Conte, ex premier e leader del Movimento 5 Stelle, che pure è attestato su una posizione simile sullo strumento, ha ironizzato sulle parole di Meloni: «Sul Mes state offrendo uno spettacolo indecoroso. Il vostro patriottismo si colora di imbarazzato indecisionismo. Anche lei vuole perseguire sul Mes una logica di pacchetto. Sorprendentemente, perché lei mi provocò sulla logica di pacchetto qui in Aula. Ma questo pacchetto di cui non dichiarate gli obiettivi si trasformerà in un pacco per l’Italia». Dura la reazione del Pd, da sempre invece favorevole alla ratifica. «Tenere bloccati venti Paesi per ragioni ideologiche e per non dire la verità alle italiane e agli italiani, e cioè che ratificare il Mes non vuol dire chiederne l’attivazione, vuol dire essere un governo irresponsabile. E Meloni ci sta mettendo in imbarazzo anche rispetto agli altri interlocutori internazionali», ha detto da Bruxelles la segretaria del Pd Elly Schlein.

Le pressioni dei vertici Ue

A far sentire il fiato sul collo al governo sul tema sono anche le istituzioni europee. Alla vigilia del vertice dei capi di Stato e di governo, il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe ha rotto gli indugi, preso carta e penna e inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo Charles Michel per tenere alta l’attenzione sul tema. «La ratifica del Trattato Mes è centrale per i nostri sforzi e continueremo il nostro impegno con l’Italia su questo tema». Sulla stessa lunghezza d’onda, ancora una volta, il Commissario Ue all’Economia ed ex premier Paolo Gentiloni, che ha ricordato oggi in conferenza stampa come sia «legittimo discutere su quale può essere la funzione del Mes nei prossimi anni», ma come la riforma in oggetto ne abbia già una cruciale, ossia quella di «fornire un paracadute aggiuntivo in caso di crisi bancaria», ragion per cui «discutere di possibili evoluzioni future non escluda l’importanza di ratificare quello che c’è».

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