Il Senato nega il processo su Salvini per diffamazione a Rackete, il caso degli insulti alla capitana della Sea Watch 3

Il legale della comandante: «Era scontato: è l’insindacabilità dell’insulto»

Con 82 sì (Lega-FdI-Fi), 60 no (Pd, M5s, Avs) e 5 astenuti (Iv), l’Aula del Senato ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’attuale vicepremier Matteo Salvini per le opinioni espresse su Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, la nave della Ong tedesca impegnata nel soccorso di 53 migranti nella zona SAR nel giugno 2019. Il caso si riferisce a un procedimento a Milano per diffamazione continuata e aggravata di Rackete, all’epoca dei fatti comandante della Sea Watch 3, «per aver proferito diverse frasi offensive» sui social e nel corso di un’intervista televisiva: la comandante della nave venne definita «zecca tedesca», «complice degli scafisti e trafficanti», «sbruffoncella», «comunista» e «terrorista». Con questo voto il Senato ha dunque approvato la relazione della Giunta delle immunità di Palazzo Madama, che si era espressa a fine febbraio 2023 ritenendo «insindacabili» le affermazioni di Salvini, che all’epoca dei fatti era ministro dell’Interno. A stretto giro è arrivato il commento di Alessandro Gamberini, legale di Carola Rackete: «Che dire? Notizia attesa e scontata. È l’insindacabilità dell’insulto. È interessante notare come il Parlamento abbia ritenuto un’opinione espressioni come “zecca tedesca”, che qualificano chi le pronuncia ben più di una donna che è stata costretta a subirle».


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