Pinkroad: come funziona l’app contro le molestie ideata da una studentessa di Torino

Permetterà alle donne sole di mettersi in contatto e spostarsi insieme

Le strade, soprattutto notturne, nascondono potenziali invisibili insidie, che sono fin troppo note alle donne che si trovano ad attraversarle da sole. Per questo, una giovane studentessa torinese ha avuto l’idea di creare una community capace di offrire compagnia e supporto in ogni momento della giornata e in ogni luogo della città. L’obiettivo è combattere le molestie attraverso la solidarietà: così, grazie anche al lavoro di un gruppo di giovani, è nata Pinkroad. Come spiega Repubblica Torino, si tratta di un’app sviluppata sul modello delle piattaforme di incontri. Solo che invece di connettere single a potenziali partner, punta a collegare le donne che si trovano a percorrere da sole lo stesso tratto di strada e si sentirebbero più sicure in gruppo. Giulia Sorriento, 26 anni, lavora a questo progetto dal 2020.


La collaborazione

Adesso è riuscita a renderlo realtà grazie all’incontro con Matteo Barone e Simone Testagrossa, suoi coetanei, co-fondatori di Pinkroad, «quelli che hanno dato le gambe a questo progetto». Poi si è aggiunto anche Andrea Viganò. «A tutte almeno una volta è capitato di subire molestie, a me è successo. Parlandone con le donne della mia famiglia e le mie amiche, mi sono resa conto di quanto il fenomeno fosse diffuso e ho iniziato a pensare a possibili soluzioni», ha spiegato Sorriento. La sua percezione ha trovato conferme attraverso un form su Google: «In poco tempo ci hanno risposto 800 ragazze che hanno raccontato la loro esperienza. Ho avuto la conferma di quanto le donne abbiano paura a muoversi da sole». Pinkroad, a differenza delle altre app esistenti in relazione al fenomeno, «non offre un servizio solo virtuale: vuole permettere davvero alle donne di condividere un pezzo di strada».


«Il nostro obiettivo è diventare inutili»

Le informazioni raccolte nella fase di sviluppo del progetto hanno consentito inoltre di individuare le zone della città in cui le donne si sentono più in pericolo. «Ma la verità è che non esiste nessun luogo sicuro. Il nostro è un intervento concreto, ma non risolve il problema: non possiamo pensare che l’unico sostegno per le donne sia la solidarietà femminile. Serve un cambio di passo culturale». A questo proposito, Pinkroad è già diventata una community su Instagram per condividere pensieri e consigli. L’app esiste oggi in una versione beta, che sarà testata nella sera di oggi – 1 luglio – all’associazione Comala di corso Ferrucci. L’obiettivo, però, è rendere l’app operativa in tutt’Italia entro la fine dell’anno.

Uno strumento nelle mani dei malintenzionati

Il rischio di renderlo uno strumento nelle mani dei malintenzionati è scongiurato dal meccanismo di identificazione: «Sarà possibile accedere solo identificandosi con lo Spid, in questo modo si saprà che non hanno a che fare con uomini», spiega Sorriento. «Entrando nell’app vedranno chi è vicino a loro in ogni ora del giorno e potranno contattarsi». I fondatori assicurano che in futuro «le funzionalità di base, come la geolocalizzazione e la possibilità di contattare gli utenti, resteranno sempre gratuite». «Il nostro sogno, comunque – concludono -, è diventare inutili: significherebbe che qualcosa è cambiato».

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