Il medico della Cgil accusato di violenza sessuale, lo scandalo che travolge il patronato di Bologna: «Siamo sconvolti»

«Noi si sentiamo parte lesa», spiega il segretario provinciale della Cgil Bologna Michele Bulgarelli che si dice pronto a chiedere i danni se i fatti verranno accertati

Onofrio Crapulli ha 70 anni, è un ortopedico in pensione ed è stato per anni convenzionato con il patronato Inca della Cgil, in via Marconi a Bologna. Proprio nei locali di quella struttura, nell’aprile dello scorso anno, stava facendo una visita infortunistica a una lavoratrice. La donna si era recata lì su indicazione del suo legale, per ottenere l’assicurazione Inail dopo un incidente sul lavoro avvenuto la settimana prima. A distanza di tre mesi da quella visita, e dopo essersi rivolta alla Casa delle Donne per ottenere supporto psicologico, il 16 giugno 2022 ha denunciato il medico per violenza sessuale. «Si tratta di fatti che, se confermati, sarebbero gravissimi e inaccettabili», ha commentato il segretario provinciale della Cgil Michele Bulgarelli, secondo quanto riporta Repubblica Bologna. «E, in questo senso, come organizzazione noi ci sentiamo parte lesa – aggiunge Bulgarelli – perché il tutto sarebbe avvenuto in casa nostra, anche se la visita si è svolta nell’ambito della libera professione del medico. Assumeremo le nostre decisioni e ci riserviamo, qualora fossero accertate le responsabilità, di chiedere i danni». Inoltre, aggiunge, «se avessimo saputo che era in corso un processo ci saremmo costituiti parte civile, ma ormai questo non è più possibile. Abbiamo già scritto alla Casa delle Donne e ci mettiamo anche a disposizione della lavoratrice per qualsiasi cosa di cui avesse bisogno».


«Cessata ogni collaborazione»

In ogni caso, assicura il segretario provinciale, «finché non sarà tutto chiarito, cessa qualunque collaborazione tra noi e il medico, nel caso in cui ci fossero delle pratiche pregresse non ancora concluse». Anche tenendo ben in considerazione la presunzione di innocenza, per Bulgarelli, «di fronte alla gravità dei fatti contestati bisogna innanzitutto mettersi in una posizione di ascolto nei confronti di chi decide di denunciare. Poi serve un lavoro di prevenzione, per far sì che cose simili, qualora fossero state commesse, non possano più verificarsi». E a proposito di prevenzione, «proprio recentemente abbiamo inserito nell’accordo della Gd appena innovato il corso obbligatorio per tutti i lavoratori su temi sociali a partire dalla violenza contro le donne. Chiaramente continuiamo ad interrogarci per capire come poter fare di più per garantire la massima tutela alle donne».


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