Carlo Conti e i viaggi con Pieraccioni e Panarello: «Noi tra rinoceronti e ippopotami, sembrava Jurassic Park»

Il presentatore e il turismo in Kenya e a Zanzibar

Il presentatore Carlo Conti rievoca oggi la sua amicizia con Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello in un’intervista al Corriere della Sera. E a Giovanna Cavalli racconta anche di un viaggio a Zanzibar insieme ad altri due amici: «Un trolley a testa con l’indispensabile: costume, ciabatte, pantaloncini e magliette. E per me l’inseparabile maschera da snorkeling. Volo diretto, senza intoppi. Bel villaggio. Solo che Leo la mattina dopo voleva già tornarsene a casa». E questo perché «gli era presa male, una botta di tristezza. Forse anche perché, la sera prima, avevamo dato un’occhiata alle ragazze dell’animazione e non erano granché carine. “Dai, magari domani cambia turno e ci va meglio”. Niente. A colazione ci annunciò cupo: “Riparto, riparto, me ne vo subito, cerco il primo volo e me ne torno a Firenze”».


Gli inizi

Conti racconta del suo primo incontro con Pieraccioni: «Era il 1981. Lavoravo in una tv locale, presentavo una gara di giovani talenti. Si era appena esibito un imitatore che non aveva fatto ridere nessuno. Arriva quello dopo, era Leonardo, aveva 16 anni. “Hai un minuto”. Fece Grillo, Antognoni, Mike Bongiorno. Si vedeva subito che era bravo. Ci scambiammo i numeri di telefono di casa, allora i cellulari non c’erano. Quell’estate lo proposi al mio impresario». Panariello arrivò soltanto nel 1985: «Lo vidi a Vibo Valentia, imitava Renato Zero. Gli chiesi: “Di dove sei?”. “Della Versilia”. “Ma dai!”. Altro scambio di numeri fissi. Lo prendemmo con noi a “Succo d’Arancia”, programma per Teleregione Toscana. Io – che ancora lavoravo in banca, e Leo – in ditta – preparavamo due scalette, una con Giorgio e una senza, per quando non trovava i soldi per la benzina».


La zingarata

E parla anche di una “zingarata” tentata ma non riuscita: «Volevamo a tutti i costi andare a visitare la ex casa di Freddie Mercury, nel quartiere storico di Stone Town. Abbiamo noleggiato l’auto e siamo partiti in pellegrinaggio ma poi, arrivati lì davanti, l’entusiasmo era scemato. “Che si fa, scendiamo?”. “No”. Ed è finita che abbiamo tirato dritto, non l’abbiamo mai vista». Nei ricordi c’è anche un viaggio nella riserva di Masai Mara in Kenya: «Dormivamo in tende di lusso piantate a cerchio sulla riva del fiume, con le scimmiette che venivano a bere mentre noi, intorno al fuoco, sorseggiavamo un vinello toscano. Una sera però scoppiò un temporale pazzesco, sembrava una scena di Jurassic Park».

Jurassic Park

Ma anche un po’ di paura: «Durante il giro in jeep, tra rinoceronti, leoni, giraffe e ippopotami, siamo rimasti tutti molto quieti, la fifa superava persino la voglia di farci degli scherzi. Nessuno che abbia nemmeno azzardato un classico: “Sai se si finisce la benzina”? Anche perché le nostre guide, dei ragazzotti Masai, giravano armati di improbabili lance per turisti».

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