Carriere separate, il ministro Tajani tira dritto: «Acceleriamo, era il sogno di Berlusconi»

Il commento del ministro degli Esteri sui casi Delmastro e Santanché. Il rapporto con la magistratura? «Nessuna guerra»

Antonio Tajani intende accelerare sulla riforma della giustizia e le carriere separate per giudici e pm. Perché? «Era un sogno irrealizzato di Silvio Berlusconi». Ma senza iniziare una guerra con la magistratura. È quanto dichiarato dallo stesso ministro degli Affari Esteri a Il Messaggero. Ieri l’Associazione Nazionale Magistrati ha accusato la premier Giorgia Meloni e il ministro Carlo Nordio di «delegittimare la magistratura». Una posizione che Tajani non condivide. «Non vedo alcun attacco contro i magistrati. Andremo avanti con la riforma della Giustizia che è un preciso impegno preso di fronte agli elettori», dichiara a colloquio con Francesco Bechis, e precisa che «il ministro Nordio è un magistrato, ed è evidente che nessuno cerca vendette contro i magistrati. Le riforme – aggiunge – possono piacere o meno, per noi è importante distinguere i ruoli costituzionali. Il Parlamento fa le leggi, i magistrati le applicano».


Caso Delmastro

Per Anm le note di critica contro l’atteggiamento dei magistrati inviate dal ministero della Giustizia e riferite ai casi Delmastro e Santanché non sono accettabili. Mentre Palazzo Chigi tira dritto e accusa i magistrati di fare politica di opposizione. Su questo Tajani si limita a considerare il caso di Delmastro del tutto «singolare perché il Gup non può diventare un nuovo Pm». E ribadisce la posizione sulle carriere separate: «Semplicemente bisogna ristabilire un principio costituzionale: deve essere un giudice terzo a decidere se sei innocente o colpevole. È impensabile che due magistrati che magari sono stati pm assieme si facciano carico dell’accusa e del giudizio».


Caso Santanché

Per quanto riguarda la vicenda della ministra del Turismo e i nuovi dettagli emersi, Tajani dichiara che non chiederanno le dimissioni. Perché? «Fanno fede le parole della ministra, per noi il caso è chiuso. È una questione di principio: siamo garantisti, non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio», spiega. E commenta evidenziando che – a suo dire – «la storia di Berlusconi e la conclusione del processo Ruby-Ter dovrebbero aver insegnato qualcosa». In ogni caso, Tajani ci tiene a sottolineare che da parte del governo Meloni «non c’è alcuno scontro con i magistrati». E che «a qualcuno non piace la nostra riforma della giustizia: legittimo. È invece inaccettabile che la notizia di un avviso di garanzia sia data a un giornale prima che alla persona interessata. È un atto a tutela della persona, non una condanna».

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