Bimbo ucciso a Voghera, la madre è sedata e sotto stretta osservazione: «Ora pensiamo a lei»

La famiglia e il personale sanitario temono che la donna possa togliersi la vita

Ricoverata al san Matteo di Pavia, costantemente sorvegliata e sedata, per paura che possa togliersi la vita. Così Elisa Roveda ha trascorso i primi due giorni in ospedale dopo la morte del figlio Luca. Sulla dinamica non sembrano esserci molti dubbi. Il bimbo, 1 anno il prossimo 30 luglio, sarebbe stato strangolato dalla madre che soffre di sindrome post-partum. Il marito e la madre di lei, insieme agli altri parenti, in questi lunghi mesi hanno fatto i turni per non lasciarla mai sola. Non perché la donna potesse essere un pericolo per il figlio, a lungo cercato e voluto, ma per se stessa. E così ora che i carabinieri l’hanno arrestata, con l’interrogatorio differito più avanti quando sarà nelle condizioni di sostenerlo, Elisa continua a essere vigilata, perché la paura è sempre la stessa. Che possa suicidarsi. Non si dà pace la madre della donna, che è in ospedale accanto alla figlia e a sua volta viene assistita da una infermiera. «È stata colpa mia, non rispondeva al citofono, io avrei dovuto suonare ai vicini, mi avrebbero aperto subito», ripete dandosi colpe inesistenti, «ho tardato di pochi minuti, lei stava dormendo». Si riferiscie ai tragici momenti della morte del nipote, quando Maurizio Baiardi – papà di luca e marito di Elisa – è uscito per andare a lavorare, lasciando la moglie dormire mentre la nonna del piccola e la collaboratrice domestica stavano per arrivare. «Siamo distrutti», sussurra ai cronisti fuori dall’ospedale il nonno di Luca. «Ora pensiamo a Elisa», è il pensiero di tutta la famiglia che si è stretta a casa dei genitori della donna, meno di 200 metri da quella della tragedia. Dove Maurizio ha accompagnato nel sopralluogo i carabinieri, ricostruendo i minuti precedenti e presentando la documentazione rilasciata dallo psichiatra che seguiva Elisa.


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