Salario minimo, la maggioranza vuole sopprimere la proposta delle opposizioni. Tajani: «Non siamo in Urss». Calenda: «Che imbecillità»

Il testo arriverà comunque in aula il 28 luglio. Il centrosinistra, in commissione Lavoro, sta facendo intervenire i propri esponenti per cercare di far slittare il voto

Clima rovente, non solo per strada, ma anche all’interno di Montecitorio. Da questa mattina, 18 luglio, in commissione Lavoro è iniziato uno scontro sulla proposta per introdurre, in Italia, un salario minimo. Si sarebbe dovuto votare l’emendamento soppressivo presentato dalla maggioranza, ma i deputati delle opposizioni si sono accordati per alternarsi, in una serie di interventi, affinché il voto sulla soppressione saltasse. L’obiettivo è far ritirare l’emendamento del centrodestra. Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza verdi e sinistra e Azione sono rimasti compatti per ritardare la votazione sull’emendamento. Italia Viva, invece, non ha partecipato all’operazione di ostruzionismo: «La linea per Italia Viva mi sembra di avvicinamento all’azione di governo mentre noi restiamo nel mezzo, fedeli alla nostra linea. Matteo Renzi ha scelto legittimamente di fare un percorso diverso», ha dichiarato Carlo Calenda. Il quale ha anche stigmatizzato «la grave ignoranza» di Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri aveva detto che non serve, in Italia, un salario minimo, «perché non siamo nell’Unione Sovietica in cui tutti avevano lo stesso stipendio».


Per il leader di Azione, Tajani «ha detto un’imbecillità e sorprende che un ministro degli Esteri non conosca fatti fondamentali tipo che il salario minimo c’è in tutti i Paesi del G7. Gli Usa sarebbero sovietici, la Francia è sovietica, la Germania ha aumentato il salario minimo più volte perché c’è un problema dell’inflazione che colpisce le persone più povere? Tutti i Paesi europei e occidentali hanno il salario minimo». Anche Stefano Bonaccini ha criticato l’esternazione di Tajani: «Non siamo in Urss. Argomentazione che nemmeno al bar…». Tornando alla discussione della proposta in commissione Lavoro, dopo la pratica di filibustering di oggi, il dibattito dovrebbe riprendere domani, 19 luglio. Il presidente della commissione, il deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto, ha spiegato: «Ho calendarizzato tra martedì e mercoledì sia il voto che le discussioni sul complesso degli emendamenti. Se legittimamente le opposizioni vogliono portare a domani la discussione, tranquillamente la presidenza lo concede. Ma serve arrivare prima o poi al voto di questi emendamenti». Su un possibile slittamento del voto alla prossima settimana, Rizzetto ha aggiunto: «Tenderei a evitarlo, perché noi dobbiamo istruire per andare in Aula entro il 28 luglio. Compatibilmente con gli spazi che ognuno vuole prendersi, cercheremo di votare entro la settimana». Se la commissione, a maggioranza di centrodestra, votasse comunque l’emendamento soppressivo, la proposta di legge delle opposizioni approderebbe in Aula, perché il testo rientra nell’alveo delle proposte dedicate alla minoranza parlamentare. Ma sarebbe discusso nell’emiciclo con il mandato contrario al relatore e, dunque, destinato a una bocciatura certa.


Leggi anche: