Il film di Barbie esce nelle sale in Italia: cosa dice la critica e perché è diventato un fenomeno

Diretto da Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling, punta a essere uno dei titoli più importanti dell’anno: solo marketing o operazione riuscita?

Non è solo il cast né la regia, non è la colonna sonora né la scenografia. E non è solo l’imponente campagna pubblicitaria che l’ha accompagnata negli ultimi mesi. Ma è, invece, per tutte queste ragioni insieme che il primo live action al cinema della bambola più famosa del mondo punta a essere il film più importante dell’anno. Di più, un evento. Tra coincidenze di calendario, piccole anticipazioni e veri e propri sgarbi internazionali, Barbie esce nelle sale italiane giovedì 20 luglio, con un un giorno di anticipo rispetto agli Stati Uniti. Life in plastic, it’s fantastic, ci voleva convincere la Barbie cantata dagli Aqua, mentre quella interpretata da Margot Robbie sembra essere piena di dubbi e mettere in crisi il mondo di finzioni in cui è imprigionata. Già dalla notizia della sua realizzazione si è capito che intorno alla sua uscita si sarebbe creato un fenomeno culturale e di marketing. Ora la domanda alla quale vogliono rispondere coloro che aspettano di entrare in sala è se l’operazione, fin qui perfetta, sia all’altezza della sua presentazione.


Trama e cast

Una delle strategie usate da produzione e marketing per pubblicizzare Barbie è stata quella di far parlare moltissimo del film, per mesi, mostrando però poche immagini e raccontando ancor meno della trama. Dai pochi minuti di trailer possiamo vedere la biondissima Barbie, interpretata da Margot Robbie, nel suo mondo tutto rosa insieme ad altre decine di barbie iper caratterizzate e decine di Ken. L’idillio della protagonista nel suo mondo di plastica però mostra delle crepe, la perfezione si incrina e così Barbie si ritrova con i piedi “piatti”, perdendo una delle caratteristiche più distintive delle bambole Mattel. Da queste premesse parte il viaggio di Barbie nel mondo reale – con il Ken interpretato da Ryan Gosling – nel quale la protagonista dovrà anche affrontare il perfido cda dell’azienda produttrice di bambole, presieduto da Will Ferrell.


Non era scontato che il film vedesse infine la luce. L’idea di portare sul grande schermo la storia di Barbie risale al 2009, quando la Mattel firma un contratto con la Universal Picture. Dopo cinque anni tutto passa alla Sony Pictures, senza però concretizzarsi fino al 2018, quando i diritti vengono acquisiti dalla Warner Bros. Nella scelta della regista, la produzione ha dato una chiara indicazione su cosa volesse dal suo prodotto, puntando a qualcosa che potesse sorprendere lo spettatore. Per il ruolo di protagonista, in passato era stato accostato il nome di Amy Schumer, poi quello di Anne Hathaway e quello di Gal Gadot, caldeggiato dalla stessa Margot Robbie quando era ancora “solo” produttrice del film. Nel cast ci sono anche Due Lipa, al suo esordio, Emma Mackey, Kate McKinnon, Issa Rae, Hari Nef, Alexandra Shipp. Tra i Ken, oltre a Gosling, anche Simon Liu e John Cena.

Cosa dice la critica

Qualche fortunato che ha potuto vedere il film in anteprima c’è, e i dubbi li ha già sciolti. La critica cinematografica statunitense non è unanime, anche se i commenti sono principalmente positivi. Le posizioni prevalenti sono due. Da una parte i critici entusiasti, secondo i quali il film è abbastanza femminista, ironico, e intelligente da superare i timori che si trattasse solo di una gigantesca operazione di marketing. Dall’altra invece chi crede che la spinta travolgente si esaurisca nell’impacchettamento. «La confezione di Barbie è molto più divertente del noioso giocattolo all’interno della scatola», ha detto Johnny Oleksinski del New York Post, sintetizzando il pensiero di chi non è rimasto soddisfatto dal film. Ma le recensioni entusiaste non mancano, e a convincere sono stati principalmente il carattere divertente, scanzonato, improvvisamente esilarante. «Barbie è uno dei film mainstream più fantasiosi, immacolati e sorprendenti della memoria recente», scrive su The Independent Clarisse Loughrey, «sebbene sia impossibile per qualsiasi film in studio essere veramente sovversivo, specialmente da quando la cultura del consumo ha preso piede nell’idea che l’autocoscienza fa bene agli affari, Barbie riesce a farla franca molto più di quanto si pensasse fosse possibile». Secondo gli entusiasti, Greta Gerwig e il suo cast sono quindi riusciti a sfuggire alla trappola di un film dove la sorpresa e l’autocritica rischiavano di essere solo di plastica.

Greta Gerwig, la regista indie

Che la regia di un film da oltre 150 milioni di dollari potesse essere affidata a una regista come Greta Gerwig non era scontato. Non perché la 40enne di Sacramento non lo meriti: per Lady Bird, al suo esordio dietro la macchina da presa, nel 2018 ha ottenuto la candidatura agli Oscar come miglior regista e miglior sceneggiatura. Una candidatura, quest’ultima, ottenuta due anni più tardi per Piccole Donne, anche ai Golden Globe e ai Bafta. Ciò non toglie che la scelta di Gerwig nel luglio 2021 abbia comunque stupito gli appassionati, perché fino a quel momento era considerata una regista indie, una delle interpreti del mumblecore californiano. «I sui film erano così indipendenti che non venivano presentati al Sundance, ma finivano direttamente al South by Southwest», scrive sul Guardian Caspar Salmon, «un tempo era la regina del cinema indie, ora usa la proprietà intellettuale per fare soldi per una mega azienda di giocattoli che vende bambole vacue e ipersessualizzate e nessuno fa una piega». Considerate le altre opere della regista, Gerwig dovrebbe aver dato al film una connotazione femminista, puntando sugli aspetti di emancipazione del personaggio interpretato da Margot Robbie, senza però snaturare l’immagine della bambola che dalla fine degli anni Cinquanta ha costruito l’immaginario di milioni di bambine e bambini. E non solo.

Le polemiche prima dell’uscita

Per realizzare un mondo tutto rosa quanti litri di vernice sono necessari? La risposta a questa domanda l’ha trovata l’azienda alla quale si sono rivolti la regista e la scenografa Sarah Greenwood. Per dipingere della giusta tonalità il set che ricrea Barbie Land, l’azienda ha dato fondo a tutto il suo materiale, finendo tutte le latte che aveva a disposizione. «Hanno usato tutta la vernice che avevamo. Gli abbiamo dato tutto quello che potevamo dargli, ci hanno ripuliti», hanno confermato al Guardian. Ma se la scarsità di rosa luminoso fa sorridere, l’incidente diplomatico con il Vietnam ha invece costretto gli stessi produttori a intervenire. A inizio luglio, alcune immagini del film hanno fatto innervosire il Paese del sud est asiatico, che ne ha proibito l’uscita. In una scena infatti, sarebbe presente una mappa che mostra le rivendicazioni cinesi sul Mar Cinese meridionale. Sarebbe infatti presente la linea dei nove tratti, con la quale Pechino delinea ufficialmente quelli che ritiene essere i suoi possedimenti, nonostante l’opposizione degli altri Paesi. «Non è stato pensato per compier alcun tipo di dichiarazione», ha assicurato un portavoce della Warner, «la mappa che si vede è un disegno in stile infantile fatto con i pastelli, gli scarabocchi ritraggono il viaggio immaginario di Barbie da Barbie Land al mondo reale».

Uno degli elementi che ha più colpito i fan con l’uscita del trailer è stata la posizione assunta dal piede di Barbie. Anzi, di Margot Robbie, che ha dichiarato di essersi esercitata e di aver voluto girare senza controfigure la scena nella quale il suo personaggio scende dal letto con i piedi “a punta”. Si tratta della posa classica dei piedi di Barbie, pensata per farle indossare più facilmente le scarpe. Dopo aver visto quella scena, gli utenti sui social hanno provato a ricreare la scena, rimanendo sulle punte con il piede arcuato mentre si levavano le scarpe. Una posizione davvero scomoda – e dolorosa -, tanto che la stessa attrice ha ammesso che, per ottenere il ciak giusto, si è dovuta aiutare appoggiandosi a una sbarra di metallo. I social sono però impazziti per un altro elemento legato al film. Una coincidenza che neanche gli strateghi del marketing potevano prevedere: la contemporanea uscita nelle sale – negli Stati Uniti – di Oppenheimer, il film sulla vita del fisico statunitense che con il progetto Manhattan ha portato allo sviluppo della bomba atomica. Una coincidenza appunto, nulla più, che ha reso l’uscita dei due film ancora più avvincente. E ha generato decine di meme esilaranti sotto l’hashtag #Barbenheimer e #Barbiecore.

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