«Putin si vendicherà su Prigozhin, è solo questione di tempo». Le previsioni del capo della Cia sul destino della Wagner (e della guerra)

William Burns ha consegnato la sua analisi riservata all’Aspen Forum: «Fossi in Prigozhin mi terrei stretto l’assaggiatore di cibi…»

Che ne sarà di Yevgeny Prigozhin? A quasi un mese dalla rivolta fallita del leader della milizia Wagner contro i suoi stessi «datori di lavoro», i vertici dello Stato russo, la domanda resta senza risposta. Esiliato in Bielorussia insieme a una parte dei suoi uomini, il destino dell’ex «chef di Putin» appare quanto mai incerto, così come quello del gruppo Wagner stesso. Ma non per il direttore della Cia. «Putin è uno che pensa che la vendetta sia un piatto che va servito freddo», ha detto William Burns parlando a una platea di specialisti di politica estera e di difesa, secondo quanto riporta la Bbc. Fuor di metafora: «Nella mia esperienza Putin è l’apostolo per eccellenza della vendetta, quindi sarei sorpreso se Prigozhin sfuggisse a una futura ritorsione». I tempi però, secondo l’analisi di Burns, non sono ancora maturi, considerato che – al di là del ruolo ora interrotto nella guerra in Ucraina – le azioni che compie il gruppo Wagner per conto del Cremlino in Libia, in Siria o in Africa subsahariana hanno ancora un valore significativo per la leadership russa. Ecco perché, avrebbe spiegato il direttore della Cia all’Aspen Security Forum che si chiude oggi nella città omonima, in Colorado, Putin sta prendendo tempo. E una delle strategie che potrebbe provare a mettere in atto sarebbe quella di separare la milizia dal suo leader. «Quella cui stiamo assistendo è una danza molto complicata», ha osservato Burns. Ma in ogni caso, ha aggiunto riecheggiando le parole pronunciate nelle scorse settimane da Joe Biden, «se fossi in Prigozhin, non licenzierei il mio assaggiatore…».


Le debolezze di Putin e il destino della guerra

Pur fallita, la rivolta anti-Cremlino dello scorso mese ha reso evidenti «significative debolezze» Neil sistema di potere di Putin, ha Burns alla platea di Aspen, dove ha anche confermato che la Cia era venuta a conoscenza in anticipo del progetto di ammutinamento del gruppo Wagner. Un affronto al regime putiniano mai visto in 23 anni, compreso l’intero battage pubblico di denuncia delle menzogne del Cremlino sulla guerra in Ucraina, ha ricordato ancora Burns. Che la Russia sia stata alla mercé di Wagner per ben 36 ore e che Putin sia dovuto infine scendere a patti con colui che sino a non troppo tempo prima non era altri che il responsabile dei suoi servizi di catering, insomma, è da considerarsi di per sé qualcosa di inaudito per un uomo che ha sempre voluto proiettare l’immagine di se stesso come del garante dell’ordine in Russia. Ma come influirà tutto ciò sul prosieguo della guerra in Ucraina, che dopo 17 mesi pare non accennare a sbloccarsi né in un senso né nell’altro? «L’attacco è più difficile della difesa», ha ricordato Burns in merito ai risultati sin qui deludenti della controffensiva di Kiev: «Ci vorrà tempo e non sarà facile fare progressi. Ma sono ottimista».


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