Pnrr, via libera dell’Ue alla terza rata. Ma i sindaci sono in rivolta contro il governo: «Tagliati progetti di cui erano già partiti i cantieri»

Decaro, presidente dell’Anci, si fa portavoce del malcontento: «Pretendiamo garanzie per iscritto perché i Comuni hanno già speso quei fondi»

La Commissione europea ha dato oggi il via libera ufficiale all’esborso all’Italia della terza rata del Pnrr: sono in arrivo dunque sul conto corrente del ministero dell’Economia i 18,5 miliardi di euro lungamente attesi e sbloccati la scorsa settimana dopo l’accordo tra Roma e Bruxelles sulla rimodulazione del piano di costruzione di alloggi universitari. L’esecutivo Ue ha approvato anche le modifiche proposte da Roma agli obiettivi della quarta tranche. Ma a tenere banco in Italia è oggi la polemica per un’altra rimodulazione, quella ben più ampia e incisiva sui «definanziamenti» di una serie di progetti stralciati dal Pnrr annunciata ieri dal ministro Raffaele Fitto. Sebbene Fitto assicuri che quelle iniziative – valevoli per un ammontare totale di quasi 16 miliardi – saranno rifinanziate con altri fondi, il margine di incertezza è aumentato. E dopo Elly Schlein, che critica Meloni per «aver tolto i fondi dalla lotta al dissesto», ad alzare la voce sonni particolare i sindaci dei Comuni che avrebbero dovuto ricevere i finanziamenti “svaniti” del Pnrr.


Decaro chiede al governo «garanzie per iscritto»

Antonio Decaro, presidente dell’Anci, si fa portavoce del malcontento degli amministratori: «Sapevamo che c’era l’ipotesi di spostare risorse del Pnrr sul REPowerEU. Nessuno però si aspettava che ci fosse l’ipotesi di spostare tre programmi interi dei Comuni legati al ministero dell’Interno che sono le piccole opere, i Pui – Programmi urbani integrati -, e gli interventi di rigenerazione». In un’intervista a Repubblica, il primo cittadino di Bari aggiunge: «Il governo ci ha assicurato che troverà altre fonti di finanziamento. Ma noi a questo punto vogliamo garanzie per iscritto. Cioè pretendiamo che ci venga assicurato che questi fondi vengano stanziati contemporaneamente allo spostamento dei fondi del Pnrr. Non vogliamo correre rischi». Conclude motivando così la sua perentorietà: «Ci hanno detto di stare tranquilli, di andare avanti, ma siccome stiamo parlando di 13 miliardi di euro, chiediamo al governo garanzie immediate sul finanziamento di questi interventi che in molti casi, come per le piccole opere finanziate dal ministero dell’Interno, sono già stati realizzati e per cui sono stati già spesi 2,5 miliardi di euro».


I progetti che rischiano di saltare a Napoli

A far eco ai dubbi di Denaro è il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che porta sul tavolo della discussione gli esempi di progetti che scomparirebbero dal Pnrr, qualora la rimodulazione diventasse definitiva: «A Napoli quei fondi erano destinati a interventi, come Restart Scampia e Taverna del Ferro, di cui abbiamo già fatto i progetti, sono state assegnate le gare, partiranno i lavori dopo l’estate, assolutamente in linea con tempi e requisiti del Pnrr. Significa che noi non potremo fare quello che avevamo pensato di fare». Spiega Manfredi: «Sono rimasto veramente molto colpito da questa decisione, che non era stata neanche negoziata con i Comuni, di uno spostamento di risorse su progetti su cui già sono state fatte le gare, molti cantieri sono già aperti, con la giustificazione che non si finivano opere in tempo, quando poi, mentre queste opere erano cominciate, le altre su cui si sono spostati i soldi non si sono neanche pensate. Poi c’è anche questa idea di spostare questi finanziamenti dei Comuni sui fondi di sviluppo e coesione, che erano risorse che sarebbero andate ai territori. Si tratta di 13,5 miliardi di euro sottratti alle necessità dei cittadini e alle infrastrutture sui territori, si tratta di recupero urbano, di efficientamento energetico, per destinarle ad altro».

…E a Torino

Il primo cittadino di Torino, Stefano Lo Russo, si accoda a quanto chiesto da Decaro: «Il Comune di Torino è in linea con tutte le scadenze. Sono state avviate quasi tutte le gare e, in alcuni casi, sono già stati assegnati i lavori. Sono oltre 300 le opere pubbliche in programma, per un totale di più di 600 milioni di euro, destinate a cambiare radicalmente il volto della città, dalla linea 2 della metropolitana alla totale riqualificazione del Valentino, alla ristrutturazione di scuole, biblioteche, impianti sportivi, mercati. Per questo mi unisco agli altri sindaci nell’esprimere forte preoccupazione auspicando che il governo ci dia al più presto garanzie sui fondi già impegnati». E il presidente di Anci Veneto e sindaco di Treviso, Mario Conte, in merito alla proposta di revisione del Pnrr, pretende che «il governo chiarisca subito da che parte intende recuperare i 13 miliardi tagliati ai Comuni nella rimodulazione. Èfondamentale farlo perché i Comuni hanno dimostrato di saper recepire e investire rapidamente le risorse assegnate, e molte opere sono già in corso. Decurtare i fondi a chi investe sul territorio e, al contempo, si trova ad affrontare emergenze meteorologiche come quelle in atto, appare controverso soprattutto in questo momento». Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, al Corriere, ribadisce che «non esiste nessun problema di ritardo da parte dei comuni. Anzi, i comuni stanno spendendo meglio e più velocemente di qualsiasi altro ente. Si stanno rivelando molto più efficienti dei ministeri, delle Regioni. Non si capisce perché sottrarre le risorse destinate alle uniche amministrazioni pubbliche che stanno spendendo con efficienza e rapidità».

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