Reddito di cittadinanza, nessuna indagine sulla precedente gestione Inps. Tridico: «Accuse infondate mosse da Fratelli d’Italia» – L’intervista

L’ex presidente dell’Istituto, al telefono con Open, parla di un’operazione politica orchestrata dal partito di Giorgia Meloni, al fine di punirlo per le sue critiche al governo

Un articolo della Verità, ripreso anche da Open, racconta di un’inchiesta che avrebbe visto protagoniste la Corte dei conti e la Procura di Roma sull’introduzione e la gestione del Reddito di cittadinanza per un ritorno in termini di consenso elettorale. Inchiesta che avrebbe voluto la sede centrale dell’Inps e il suo ex presidente, Pasquale Tridico, coinvolti in prima persona, con scelte «imposte da pressioni politiche sull’istituto». Dopo alcune verifiche, Open è in grado di smentire l’esistenza di un dossier di questo genere. Non esiste alcuna inchiesta sull’operato generale dell’Inps, tantomeno Tridico risulta oggetto di indagine per come è stato utilizzato lo strumento del Reddito di cittadinanza. Piuttosto, alcune procure sparse nel Paese hanno dei fascicoli aperti sull’erogazione del sussidio, ma sono inchieste relative a singoli casi che, al più, vedrebbero coinvolti funzionari locali dell’Inps. Versione che combacia con quanto dichiarato direttamente da Tridico, raggiunto al telefono: «È un’operazione politica, non ho paura a dirlo, mossa da Fratelli d’Italia contro di me». A Open, l’ex presidente dell’istituto e oggi professore universitario rincara: «Attraverso me, vogliono intimidire le idee che rappresento. È allucinante che in una democrazia occidentale qualcuno voglia avviare una commissione d’inchiesta parlamentare contro un libero cittadino, solo perché ha criticato il governo in carica».


Professore, Open ha riportato l’articolo della Verità in cui si parla di un suo possibile coinvolgimento in un’inchiesta sulla gestione del Reddito di cittadinanza. Smentisce?


«Assolutamente sì. Sono delle accuse infamanti mosse nei miei confronti ma che non hanno alcun fondamento di verità. Anzi, per quanto concerne i poteri del presidente dell’Inps, io non ho fatto altro che stimolare azioni di controllo sul Reddito di cittadinanza. Tra le varie iniziative, nel 2019 abbiamo creato una direzione antifrode con l’obiettivo di perseguire gli abusi e le frodi sul reddito e sulle altre operazioni in capo all’Inps. Grazie a questo strumento, abbiamo potuto fare sia controlli successivi all’erogazione sia controlli preventivi».

Ha qualche dato a supporto di quanto afferma?

«Tra il 2019 e il 2021 abbiamo evitato abusi e domande indebite per circa 11 miliardi di euro che non sono mai usciti dalle casse statali. Stiamo parlando di 1,2 milioni di domande non accettate, 800 mila domande decadute e circa 200 mila domande revocate. E c’è dell’altro».

Ovvero?

«Anche grazie a tutti i controlli fatti relativamente al Reddito di cittadinanza, controlli incrociati, ripeto, sia preventivi che successivi, abbiamo contribuito a far emergere anche situazioni di evasione fiscale e di lavoro nero».

Sarà davvero merito di questa azione di controllo?

«Le do qualche altro dato. Negli ultimi cinque anni, l’evasione fiscale è passata da 130 miliardi a 100 miliardi. Le persone coinvolte in qualche forma di lavoro nero sono passate da 3,5 milioni a 3 milioni. Sia chiaro, sono cifre ancore mostruose. Ma è proprio su questo che andrebbe fatta una commissione d’inchiesta, sui 100 miliardi evasi, non una commissione ad personam contro Tridico».

Sembra alludere al fatto che ci sia qualcuno, a livello politico, che abbia orchestrato le accuse a mezzo stampa nei suoi confronti.

«È un’operazione politica, non ho paura a dirlo, mossa da Fratelli d’Italia contro di me».

Perché mai?

«Io rappresento delle idee molto precise. Attraverso me, vogliono intimidire queste idee. È allucinante che in una democrazia occidentale qualcuno voglia avviare una commissione d’inchiesta parlamentare contro un libero cittadino, solo perché ha criticato il governo in carica. Io sono un docente universitario, non ho tessere di partito, ma sono orgoglioso di vivere in un Paese dove tutti possono muovere una critica politica al potere. Solo che, nel mio caso, poiché si tratta di una visione del mondo opposta a quella di Fratelli d’Italia e poiché ho orgogliosamente rappresentato l’istituto responsabile della gestione del Reddito di cittadinanza, alla critica il partito di Giorgia Meloni ha reagito con la minaccia di avviare una commissione d’inchiesta parlamentare».

Secondo lei, si tratta dell’ultimo peones del partito di maggioranza o dietro l’attacco nei suoi confronti c’è qualcuno all’interno del governo?

«Credo che la regia sia più alta, non attribuibile a un singolo parlamentare. Tra l’altro, nella fantomatica commissione di inchiesta annunciata da Tommaso Foti, si parlerebbe di una responsabilità addebitata direttamente a Tridico. Roba da capogiro. Prima di tutto, a me pare chiaro che sia un diversivo per non affrontare il fatto che, per il dopo il Reddito di cittadinanza, non sia stata pensata una politica sociale seria che riguardi le persone escluse dal sussidio. Secondo, mi lascia allibito che si possa addebitare direttamente al presidente dell’Inps un’accusa su presunte irregolarità nell’erogazione del Reddito di cittadinanza. Il presidente non ha potere di decidere a chi dare e a chi no il sussidio, non può personalmente fare dei controlli sulla regolarità dell’erogazione».

Per eccesso di chiarezza, lei conferma che né la Corte dei conti, né una procura della Repubblica l’abbiano informata di un’indagine a suo carico?

«Ma stiamo scherzando? Che io sappia, non esiste nessuna di queste maxi inchieste citate dalla Verità. Anche qui, ho due cose da dire. La prima è che dentro l’Inps c’è già un ramo della Corte dei conti che valuta la legittimità degli interventi e i possibili danni erariali. Non c’è bisogno di una commissione d’inchiesta, abbiamo già gli organi di controllo interni. La seconda, che mi lascia basito, è leggere su un giornale che sarei oggetto di indagine. Per cosa? Ho rubato qualcosa? Perché un reato potrebbe esserci se avessi rubato io le carte del Reddito di cittadinanza e le avessi regalate ai miei amici. Mi sembra tutto così paradossale. E, se servisse chiarirlo, affermo che non mi è stato recapitato alcun avviso di garanzia. Non sono indagato, queste sono tutte fandonie imbeccate da esponenti di Fratelli d’Italia».

Prima diceva che la visione del mondo è opposta a quella di Fratelli d’Italia. In che senso?

«Fratelli d’Italia, anziché contrastare la povertà, è un partito che contrasta i poveri. Anziché fare politiche di sostegno ai meno abbienti, favorisce chi ha accumulato gli extraprofitti, speculando sulla crisi inflazionistica. Aggiungiamo che, quasi contemporaneamente, negano la necessità di un salario minimo e aboliscono il Reddito di cittadinanza per i cosiddetti occupabili. È vero, il Reddito non era perfetto, l’anello debole era relativo alla parte sull’ingresso nel mercato del lavoro dei percettori. Ma il governo anziché lavorare su questo obiettivo, rimuove tout court lo strumento e introduce questa carta solidale, “Dedicata a te”, che ha così tanti paletti e condizionalità che riuscirà a raggiungere appena il 18% di una platea di 7 milioni di persone con un Isee sotto i 15 mila euro. Poi non si capisce perché questo contributo, per altro una tantum è pari ad appena 382,50 euro, debba essere dato tramite carta e non erogato direttamente su conto corrente. È un sistema inutilmente macchinoso. Nel 2022, come Inps, abbiamo erogato, direttamente su conto corrente, due bonus da 250 e 200 euro a circa 32 milioni di persone con un reddito inferiore a 35 mila euro. Invece, il governo Meloni decide di emettere una carta che, inoltre, ti consente di comprare solo determinati beni al supermercato, come se solo la pasta avesse subito l’inflazione e la marmellata no».

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