Niente aperitivo sui tetti degli hotel di Torino, è vietato. L’assessore: «Colpa del vecchio piano regolatore»

Nel capoluogo piemontese vige una norma che vieta l’accesso a esterni oltre il primo piano degli hotel

L’aperitivo sulle terrazze sui tetti di Torino? È vietato. Nella città della Mole, a differenza di tante altre città italiane, non è possibile godersi il tramonto e concedersi un momento di relax sui tetti della città. L’unico modo per poter godere dall’alto del panorama torinese, magari volgendo lo sguardo verso le Alpi, è possibile solo per i turisti degli hotel che dispongono di terrazze sui tetti. Ma com’è possibile che in una città come Torino sia vietato quello che in altre città – da anni – è normale? Nel capoluogo piemontese, dal 1995, negli hotel vige una norma che vieta l’accesso a esterni oltre il primo piano degli hotel, contenuta nel Piano Regolatore della città, che per quasi 30 anni è rimasto invariato, lasciando il divieto.


La movida sabauda

Per questa ragione la movida sabauda si svolge prevalentemente nei giardini o nei cortili, oltre che per strada. I pochi aperitivi in terrazza organizzati negli hotel – riservati spesso a pochissimi invitati – sono pressoché sempre correlati a eventi esclusivi. Ma l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Stefano Lo Russo è al lavoro per colmare anche questo gap rispetto alle altre metropoli italiane. Basti anche solo pensare che la prima linea della metropolitana a Torino è stata inaugurata il 4 febbraio 2006, in occasione dei Giochi Olimpici Invernali. In qualsiasi caso, l’amministrazione torinese è al lavoro sul nuovo piano regolatore cittadini, che verrà ripensato grazie alla consulenza di Amanda Burden della fondazione Bloomberg. Le uniche “eccezioni” sono l’Otium a Green Pea, il lounge bar al 35esimo piano del grattacielo Sanpaolo (ma è al chiuso, ndr) e il FiatCaffè500 nella Pinacoteca Agnelli, sulla pista sul tetto del Lingotto.


L’assessore

L’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni, in un’intervista a La Stampa, ha dichiarato: «L’attuale Piano Regolatore, pensato negli anni Novanta, non risponde più alle attuali esigenze della città. Torino sta entrando in una nuova importante fase di trasformazione con l’avvio di grandi opere e manutenzioni, pertanto serve un nuovo piano che tenga conto della specificità del tessuto urbano, ma anche di una oggettiva esigenza di contemporaneità. Un piano flessibile e moderno in grado di accompagnare le trasformazioni senza ostacolarle». Certo, la realizzazione di un nuovo piano regolatore urbano richiede tempo, specialmente per una città che è in continua trasformazione e cerca di rimettersi al passo con altre realtà italiane, pur nel rispetto della tradizione e delle peculiarità locali. E l’obiettivo dell’amministrazione è quello di approvare il nuovo piano regolatore entro la fine del mandato.

La giunta

Nel frattempo la giunta comunale sta però portando avanti diverse soluzioni temporanee per riuscire a recuperare aree urbane o immobili rimasti inutilizzati. È il caso del complesso di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti in corso Giovanni Lanza, dove recentemente ha trovato “casa” l’associazione culturale Flashback, offrendo alla cittadinanza, ma anche ai turisti, un vasto numero di eventi culturali e di iniziative.

Foto in copertina: Fondazione Agnelli

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