Donald Trump è stato incriminato per l’assalto a Capitol Hill: quattro i capi d’accusa tra cui cospirazione

L’ex presidente è atteso in tribunale giovedì. Si tratta della terza incriminazione dall’inizio dell’anno

Il giorno tanto atteso è arrivato. Donald Trump è stato incriminato per la terza volta. Dopo le accuse per il pagamento alla pornostar Stormy Daniels e quelle sulle carte segrete a Mar-a-Lago, l’ex vicepresidente è stato incriminato per l’assalto al Congresso del 6 gennaio con il quale ha cercato di sovvertire il risultato elettorale delle presidenziali del 2020 vinte da Joe Biden. Quattro i capi di accusa mossi nei suoi confronti: cospirazione per frodare gli Stati Uniti, ostruzione di giustizia, cospirazione per ostacolare un procedimento e cospirazione contro i diritti. Nell’atto di accusa di 45 pagine, i procuratori federali descrivono Trump come «determinato a rimanere al potere» dopo aver perso le elezioni. «Per più di due mesi (dopo la sconfitta), l’imputato ha diffuso bugie sul fatto che ci fossero stati brogli». Questa affermazioni, per i pubblici ministeri, erano «false» e «l’imputato lo sapeva, ma le ha diffuse comunque». Il tycoon dovrà comparire davanti la giudice del tribunale federale di Washington, Tanya Chutkan, giovedì 3 agosto. «Cercheremo un processo in tempi rapidi», ha detto il procuratore Jack Smith  – nominato dal ministro della Giustizia Merrick Garland per occuparsi delle inchieste sull’ex presidente -, definendo, inoltre, l’assalto al Capitol Hill «un evento senza precedenti». Nell’incriminazione sono citati altri 6 accusati, ma non vengono nominati. Secondo Cnn potrebbe essere: gli ex legali di Trump,  Rudy Giuliani, John Eastman e Sidney Powell; l’ex funzionario del Dipartimento di Giustizia Jeffrey Clark; l’avvocato pro-Trump Kenneth Chesebro; mentre l’identità della sesta persona coinvolta non è ancora chiara. 


Le reazioni

Lo staff dell’ex presidente, che si preparava da giorni alla nuova incriminazione, ha attaccato duramente la decisione: «Non è altro che l’ennesimo tentativo da parte della corrotta famiglia Biden di trasformare in un’arma il Dipartimento di Giustizia per interferire nelle elezioni del 2024, in cui Trump è indiscutibilmente il frontrunner», hanno detto i legali. «Perché non hanno portato questo caso ridicolo due anni e mezzo fa? Volevano farlo in mezzo alle elezioni, ecco il perché», ha invece commentato l’ex presidente sul social Truth. Nella corsa alla Casa Bianca, Trump – nonostante le precedenti accuse – è saldamente in testa nei sondaggi fra i rivali repubblicani, ed è testa a testa con Joe Biden. Secondo i dati raccolti dal New York Times e pubblicati due giorni fa, l’ex presidente Usa raccoglie il 57% delle preferenze dell’elettorato repubblicano staccando di ben 37 punti percentuali il rivale Ron De Santis.


La terza incriminazione dall’inizio dell’anno

Poche ore prima del verdetto, Trump ha scritto in un post su Truth di essere certo che oggi sarebbe stato il giorno (atteso). «Ho sentito che il pazzo Jack Smith, per interferire nelle elezioni, emetterà un’altra falsa incriminazione nei miei confronti», intorno alle 17 locali, ore 23 italiane. Pochi giorni fa, gli avvocati del Tycoon, Todd Blanche e John Lauro – che lo assistono nell’ambito dell’indagine sul tentativo di rovesciare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 – hanno avuto un colloquio con i pubblici ministeri del dipartimento di Giustizia proprio nella speranza «di ritardare una possibile incriminazione» relativa all’assalto al Congresso del 6 gennaio, che sarebbe «inopportuna – secondo i legali – a un mese dal primo dibattito dei candidati repubblicani» in corsa alle presidenziali 2024.

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