Genova, Mahmoud Abdalla ucciso perché non voleva lavorare in nero: «Sei stato tu a farlo a pezzi»

Il movente dell’omicidio e l’intercettazione di uno dei killer

Il 19enne Mahmoud Abdalla aveva denunciato alla Guardia di Finanza il suo datore di lavoro. Per questo è stato ucciso e gettato a pezzi a Santa Margherita Ligure. E un’intercettazione incastra i due killer. Il fratello di “Bob” (uno dei due arrestati) dall’Egitto, dove si trova, avrebbe chiamato Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel 26 anni, detto Tito, suo socio delle barberie “Aly Barbe Shop” di Sestri Ponente e di quella di Chiavari, accusandolo di essere lui l’autore del delitto. «Sei stato tu ad ammazzarlo e a farlo a pezzi…», gli ha detto. E l’altro: «Non volevo. Il coltello non era mio… è stato durante una lite». Poi i due indagati hanno portato il corpo dentro una valigia usando un taxi. E l’hanno buttato in mare. Dove è riemerso nella spiaggia di Chiavari.


19 giugno

Tutto comincia, secondo la ricostruzione dell’edizione genovese di Repubblica, il 19 giugno scorso. La Guardia di Finanza arriva nel Barber Shop di via Merano a Sestri Ponente. Abdalla dichiara ai militari di lavorare lì ma senza essere in regola. Nella telefonata registrata da Ali Abdelghani, fratello di “Bob”, i due parlano nello stesso giorno in cui la procura chiede per i due il carcere. I due sono in cella da domenica. “Tito” ha ammesso l’omicidio per motivi di lavoro. Poi lui e “Bob” hanno raccontato di aver portato il cadavere in spiaggia in taxi. Hanno amputato loro mani e testa per renderlo irriconoscibile. Le armi non sono state trovate. Uno dei due accusa l’altro di averle portate a Milano per farle sparire. L’altro nega. Nella lite uno dei due dice di essersi messo in mezzo e di aver rischiato per questo una coltellata. Oggi arriveranno i Ris di Parma per cercare tracce di sangue nella casa dormitorio di via Vado, dove sarebbe stato commesso il delitto.


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