Omicidio di Mestre, convalidato il carcere per i cugini Rasu: «Un agguato pianificato»

I due imputati continuano a sostenere che Nardelli, ucciso nell’ascensore del loro condominio, volesse commettere un furto nella loro abitazione

Potrebbe esser stato pianificato l’attacco che ha portato alla morte di Lorenzo Nardelli, 32 anni, ammazzato di botte nell’ascensore di un condominio a Mestre. Accusati del reato sono i due cugini Radu e Marin Rasu, di 32 e 35 anni, trovati nell’ascensore assieme al cadavere in quella che il giudice per le indagini preliminari di Vicenza, Alberto Scaramuzza, ha definito una «trappola», un «agguato pianificato». Il gip prima ha convalidato l’arresto ed emesso una nuova ordinanza di custodia in carcere. Nonostante le contestazioni del legale dei due trentenni di origine moldava, Jacopo Trevisan, che sostiene di non comprendere l’ipotesi del giudice. Nel frattempo, la versione dei due continua ad essere quella del tentato furto in casa, da cui i cugini avrebbero cercato di difendersi. «Vista la gravità dell’accusa, tutto era scontato, ma non il perché “dell’agguato pianificato”», ha commentato Trevisan, facendo sapere che il giudice ha evidenziato delle incongruenze tra le versioni dei Rasu.


«Manca il movente»

«Sarebbe opportuno trovare un movente, che al momento manca nel modo più assoluto», continua Trevisan. «Se si vuole ipotizzare altro – dice – perché non si parla di conti in sospeso? Ma non ci sono prove, o forse sarebbe più facile dire che Nardelli ha sbagliato porta entrando in un palazzo dove vivono persone anziane e fragili, ma anche dove si pratica la prostituzione e lo spaccio. Il che spiegherebbe il fatto che sia arrivato in auto, lasciandola parcheggiata proprio davanti al condominio, così come il mancato ritrovamento delle chiavi dell’auto, che non sono in possesso dei miei assistiti». «Di certo – sottolinea il legale – i cugini erano in casa loro, stavano cenando, si sono trovati uno sconosciuto in appartamento ed anno reagito».


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