Giorgia Meloni sul salario minimo: «Così rischia di abbassare più stipendi di quelli che alza»

Le interviste della premier dalle vacanze in Puglia: Bonaccini fa politica sulla pelle dei cittadini. La tassa sulle banche? L’ho voluta io

Sulle banche ha deciso lei. Salario minimo sì, ma non per tutti. E niente barricate per Marine Le Pen. In tre interviste rilasciate oggi al Corriere della Sera, a la Repubblica e a La Stampa la premier Giorgia Meloni fa il punto sulla situazione del suo governo. Dalle sue vacanze a Ceglie Messapica in Puglia la presidente del Consiglio pensa anche di accettare l’invito di Edi Rama, premier dell’Albania, che la aspetta sulle coste di Valona per tre giorni di relax. E aggiunge che si sente stanca ed assediata. Tanto da non riuscire a rilassarsi nemmeno nell’oasi della Valle d’Itria. Mentre il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini «fa politica sulla pelle dei cittadini» con l’alluvione. E lei, da capo del governo, fa sapere di non aver mai pensato a un rimpasto. Nemmeno in autunno, quando il caso giudiziario di Daniela Santanchè entrerà nel vivo.


Cuneo fiscale, scioperi e salario minimo

Nel colloquio con Monica Guerzoni la premier premette che il rinnovo del taglio del cuneo fiscale è la sua priorità. «La mia linea è concentrare i fondi sui salari più bassi», sostiene. Forse rispondendo anche alla spinta delle opposizioni sul salario minimo. Riguardo gli scioperi promessi dalla Cgil a settembre, dice che «non è un tema di merito, ma di opposizione pregiudiziale». Sulla tassa sugli extraprofitti spiega che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti «è stato pienamente coinvolto». Ma sul patto con Salvini dice che la legge «è un’iniziativa che ho assunto io. Punto». Su Bonaccini le pare che «sia molto nervoso e non credo per la ricostruzione ma per le scelte fatte sul commissario. Se qualcuno vuole fare politica così può farlo, ma sappia che la sta facendo sulle spalle dei cittadini». Sul salario minimo «io il mandato al Cnel lo do lo stesso. Poi vediamo cosa esce. Mi ha colpito anche che nella proposta di legge della sinistra è previsto un fondo per gli imprenditori che dovranno aumentare i salari. Giusto. Ma non immaginano una copertura e dicono che questa dipende dal governo. Curioso, no? A casa mia si chiama gioco del cerino».


I cali di stipendio e il Niger

Ad Emanuele Lauria Meloni dice che «per paradosso il salario minimo rischia di migliorare la retribuzione a un numero di lavoratori inferiore rispetto a quelli a cui viene abbassata. Quando dico questo, la sinistra risponde che sta raccogliendo le firme. Va bene così. Ho qualche dubbio su chi voglia davvero combattere il lavoro povero». Aggiunge di non aver intenzione di mettere veti su Le Pen alle Europee. Sugli sbarchi che sono aumentati da quando lei è al governo replica che «l’approccio securitario non basta. Ecco perché insisto sul piano Mattei, che non è minacciato dalla crisi del Niger. Stiamo lavorando, sarà una grande occasione per lo sviluppo di un’Africa che non si fida più dell’Occidente. In autunno ci saranno nuove iniziative».

Il Pnrr

Con Francesco Olivo la premier si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa: «Intanto segnalo che quando ero all’opposizione io nessuno mi ha mai convocata». E ribadisce di temere che «un singolo provvedimento rischi di migliorare la retribuzione a meno persone rispetto a quelle a cui viene abbassata». E ancora: «Mi viene il dubbio su chi vuole combattere il lavoro povero e chi fa politica». Infine, i tagli al Pnrr: «Non abbiamo tagliato niente. Le opere verranno portate avanti. Gli obiettivi devono essere strategici. Quindi non sulla piccola ringhiera dei mille euro. Per questo abbiamo spostato questi interventi su altre voci di bilancio. Bisogna far sì che il Pnrr raggiunga il suo scopo: modernizzare la nazione».

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