Caso Vannacci, ecco perché sugli «italiani bianchi» il generale ha torto

Corrado Augias al parà: «Stia più attento, le cose sono più complicate di come egli tende a rappresentarle»

Non sono razzista ma. Il generale destituito, Roberto Vannacci, torna ad attaccare Paola Egonu nei confronti della quale aveva scritto su Il Mondo al contrario che «i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità». Il parà, intervistato su TvPlay, tiene a precisare di non essere razzista ma «da otto, novemila anni, l’italiano stereotipato è bianco». Ciò che ha scritto nella sua pubblicazione omofoba (e razzista), che in questo momento è la più venduta in Italia sia online che nelle librerie tradizionali, è che quando – spiega – vedo una persona che ha la pelle scura non la identifico immediatamente come appartenente all’etnia italiana». E poi ancora: «Andando a vedere la pagina di Wikipedia di Egonu, che è l’unica tra le pallavoliste insieme a Sylla che è di origini ivoriane, c’è scritta pallavolista italiana nata a Civitella da genitori nigeriani. Per le altre c’è scritto pallavolista italiana nata a Gorizia, non c’è scritto da genitori italiani», dice Vannacci.  


Sulle parole del generale è intervenuto Corrado Augias. Dalle colonne di Repubblica, il giornalista ha sottolineato come l’uscita di Vannacci sull’«italiano che da 8 mila anni è identificato con la pelle bianca» sia imprecisa perché «c’è bianco e bianco». Ad esempio, spiega Augias, «il nord Europa ha una diversa idea di“bianco” dell’Europa mediterranea di cui facciamo parte. In particolare, dall’Italia centrale, Roma compresa, in giù la prevalente sfumatura di colore della carnagione ha poco in comune con quella di uno scandinavo». Poi l’esempio, ovvero un episodio avvenuto nel 1922 in Alabama «quando si celebrò un processo d’appello intitolato “Rollins versus Alabama“». Jim Rollins, nero, era stato condannato «in primo grado per aver aver avuto rapporti sessuali con una donna bianca». Tuttavia, «in secondo grado – continua lo scrittore – Rollins riuscì a farsi assolvere dimostrando che la ragazza era italiana, per la precisione siciliana. Dunque, argomentò l’avvocato “non si poteva assolutamente dedurre che ella fosse bianca” e il giudice gli dette ragione».


A distanza di tanti anni, per Augias, l’immagine dell’Italia e degli italiani è filtrata, più spesso di quanto tutti noi vorremmo, attraverso gli stereotipi formatisi all’inizio del XX secolo». Infine, la raccomandazione al parà: «Se potessi raccomanderei al generale Vannacci maggiore cautela nei giudizi, le cose sono più complicate di come egli tende a rappresentarle», conclude Augias. 

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