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Macron in “pensione” dall’Eliseo a 49 anni, l’ira sulle regole della Costituzione: «Il limite dei due mandati? Che str***ata»

Lo sfogo del presidente francese durante la riunione fiume con le opposizioni a Saint-Denis

«Non poter essere rieletti per un terzo mandato? Che grandissima str***ata». A dirlo non è un ex pentastellato ma nientedimeno che il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. L’inquilino dell’Eliseo era a Saint-Denis, nord di Parigi, alla scuola della Legione d’Onore mercoledì 30 agosto insieme ai leader dei principali partiti francesi, anche dell’opposizione. Un incontro fiume durato 12 ore e terminato alle 3 di notte per discutere di Ucraina, riforme istituzionali e inflazione. Tutto a porte chiuse. Nessun giornalista, niente foto e telefoni proibiti. Eppure, secondo Jean-Luc Mélenchon, leader del partito di estrema sinistra La France Insoumise, Macron avrebbe detto proprio quelle parole, come ha scritto sul suo profilo su X.

Per Macron l’incarico attuale, iniziato nel 2022 e con scadenza nel 2027, sarebbe infatti il secondo e l’ultimo dopo il primo del 2017. La frase sarebbe arrivata in risposta a Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National, che aveva proposto un allungamento del mandato presidenziale fino a sette anni rispetto agli attuali cinque. Come riportato da Politico, altri due partecipanti avrebbero confermato le parole all’agenzia AFP. Il presidente francese ha preferito non commentare la vicenda.

La Francia divisa e le difficoltà di Macron

Proprio oggi, venerdì 1° settembre, entra in vigore la contestata riforma delle pensioni che prevede l’allungamento dei termini per andare in pensione in Francia, non prima dei 64 anni di età. Nell’ultimo anno sono state numerose le manifestazioni di piazza a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone per opporsi all’innalzamento dell’età pensionabile di due anni. Macron ha ottenuto il via libera definitivo alla riforma lo scorso 14 aprile dopo la convalida del Consiglio costituzionale e il successivo diniego a maggio alla proposta di referendum. Ma il travagliassimo percorso della riforma, fatta passare ricorrendo a un articolo della Costituzione francese che consente al presidente di scavalcare di fatto il Parlamento, ha lasciato il segno sulla popolarità di Macron. E sul Paese. Che tra giugno e luglio è stato nuovamente scosso da un’ondata spaventosa, anche se più breve, di proteste: quelle scoppiate in tutto il Paese in seguito all’uccisione del giovane Nahel da parte di un poliziotto. Per sedare le rivolte il governo che fa capo a Macron ha dovuto dispiegare oltre 45mila poliziotti. Eppure il leader di En Marche sembra tutt’altro che sollevato all’idea di dover lasciare, tra tre anni e mezzo, l’Eliseo.

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