La stanchezza di Papa Francesco: «Il prossimo viaggio potrebbe farlo il mio successore». L’imperialismo russo? «Mai voluto esaltarlo»

Di ritorno dalla missione in Mongolia, il Pontefice prova a chiudere il caso delle sue parole sulla cultura russa che avevano irritato Kiev. Ma rilancia con una «carezza» alla Cina

Non nasconde la sua stanchezza, Papa Francesco, sul volo di rientro da un viaggio impegnativo come quello appena conclusosi in Mongolia. «Vi dico la verità: per me fare un viaggio adesso non è tanto facile come all’inizio. Ci sono limitazioni nel camminare», ha ammesso il Pontefice parlando ai cronisti a bordo del volo papale di rientro a Roma. Per il momento nella sua agenda figura un’altra missione, ben più prossima: a Marsiglia il 22 e 23 settembre. Su altri successivi viaggi, tenuto conto delle fatiche dell’età, Bergoglio evita di sbilanciarsi, evocando solo la possibilità di una prossima visita in un altro «Paese piccolo d’Europa». Paesi più distanti, in ogni senso, paiono invece fuori dall’orizzonte: «In Vietnam? Sono sicuro che ci andrà Giovanni XXIV, questo è sicuro che ci sarà», ha ironizzato il Papa, lasciando cadere nella conversazione un nuovo riferimento al suo futuro successore al soglio pontificio, pur evitando di rientrare nell’annosa querelle di nuove possibili dimissioni dopo quelle clamorose del suo predecessore Benedetto XVI.


I chiarimenti (tentati) sull’imperialismo russo

Segno forse della stanchezza è stato forse anche lo scivolone diplomatico in cui è caduto Bergoglio lo scorso 25 agosto, quando in un video-discorso alla Giornata della gioventù russa, a San Pietroburgo, il Papa è sembrato di fatto «rendere gloria» alla tradizione politico-culturale russa alla base dell’imperialismo, in cui affonda le radici anche la guerra all’Ucraina lanciata da Vladimir Putin. «Non dimenticate mai la vostra eredità. Siete eredi della grande Russia: la grande Russia dei santi, dei governanti, la grande Russia di Pietro il Grande, di Caterina la Grande, di quel grande impero illuminato, di grande cultura e di grande umanità. Non rinunciate mai a questa eredità», aveva detto Bergoglio, scatenando le ire dell’Ucraina. Sul volo di rientro dalla Mongolia, Francesco ha provato a chiudere quell’incidente, ammettendo di essersi espresso male. «Non sarà stato felice, parlando della ‘grande Russia’, non in senso geografico bensì culturale, ma mi è venuto in mente quello che mi hanno insegnato a scuola: Pietro I, Caterina II…», ha spiegato il Papa. «Che forse non è proprio giusto, ma è stata un’aggiunta che mi è venuta in mente. Ma quello che volevo comunicare è di farsi carico della propria eredità».


Il messaggio ai giovani russi e quello alla Curia romana

Questo sarebbe stato il cuore dell’intento del discorso, secondo Bergoglio. «Mettiamo dove è stata fatta la cosa – ha ricostruito il Pontefice ai giornalisti -: un dialogo con i giovani russi. Alla fine del dialogo, io ho mandato un messaggio a loro, un messaggio che ripeto sempre: di farsi carico della loro eredità. Una cosa che dico dappertutto, come quando invito al dialogo tra nonni e nipote. E questo è stato il messaggio. Secondo passo: esplicitare l’eredità della ‘Grande Russia’, e pensate che significa nel campo delle lettere, nel campo della musica, fino ad arrivare a Dostoevskij, ci vuole un umanesimo maturo. E farsi carico di questo, che si è sviluppato nell’arte, nella letteratura. Questo – ha proseguito – è il perché ho parlato dell’eredità». Esaltare l’imperialismo insomma non era tra le intenzioni di Bergoglio: «Io parlavo della cultura, e la trasmissione della cultura mai è imperiale, è sempre dialogare, e parlavo di questo. È vero che ci sono imperialismi che vogliono imporre ideologie. Quando la cultura viene distillata e diventa ideologia, questo è veleno. E ciò avviene anche nella Chiesa», ha concluso polemico il Pontefice. Che a propositi di grandi autocrazie, ha però con l’occasione speso parole al miele, questa volta, per la Cina di Xi Jinping: «I rapporti con la Cina sono molto rispettosi, personalmente ho una grande ammirazione», ha detto Bergoglio.

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