Gli eredi di Lucio Battisti vincono in appello contro la Sony

La major chiedeva il pagamento di 8,5 milioni di danni perché moglie e figlio avevano mosso dei veti contro lo sfruttamento economico delle canzoni. Ora due sentenze danno ragione alla famiglia dell’artista

A pochi giorni dal venticinquesimo anniversario della morte, il 9 settembre, non accenna ad interrompersi la querelle Lucio Battisti che vede la famiglia combattere con la major Sony. La Corte d’appello di Milano, confermando la sentenza di primo grado, che aveva già respinto la richiesta di maxi risarcimento da 8,5 milioni avanzata dalla casa discografica ai danni degli eredi dell’artista, ha rigettato l’appello e condannato la società al pagamento delle spese processuali. Ad annunciarlo è una nota dei legali degli eredi del cantautore.


(Il cantautore Lucio Battisti, ritratto da Michael von Gimbut. ANSA/UFFICIO STAMPA/MICHAEL VON GIMBUT)

La causa di Sony contro gli eredi (che riprende quella di Mogol)

I fatti risalgono al 2017, quando la Sony Music – ricorda la nota – ha iniziato l’ennesima causa contro gli eredi di Lucio Battisti (la moglie Grazia Letizia Veronese e il figlio Luca Battisti). L’accusa mossa dalla Sony Music è la stessa che Mogol aveva mosso contro di loro anni prima: aver opposto un diritto di veto a qualsiasi forma di sfruttamento economico delle opere musicali di Battisti. In particolare Luca Battisti e Grazia Letizia Veronese sono stati accusati dalla Sony Music di aver revocato il mandato alla Siae per l’utilizzazione online delle opere musicali di Lucio Battisti (impedendo quindi alla Sony di rilasciare i brani sulle principali piattaforme digitali, Spotify su tutte) e di aver ostacolato l’utilizzazione delle opere musicali per sincronizzazioni (cioè l’utilizzo delle opere dall’artista in spot commerciali di noti marchi, Fiat e Barilla su tutti). La richiesta di risarcimento del danno monstre avanzata dalla Sony Music era stata di euro 8,5 milioni. La Corte d’appello di Milano ha confermato la sentenza di primo grado, rigettando l’appello e condannando la Sony Music al pagamento delle spese processuali. La major discografica ha preannunciato che proporrà ricorso in Cassazione. Gli eredi di Lucio Battisti fanno sapere che attenderanno con serenità anche questa decisione.


Cosa significa questa sentenza

«La decisione della Corte milanese – spiega l’avvocato Simone Veneziano, legale degli eredi dell’artista – è significativa per almeno tre ragioni. In primo luogo, perché un giudice chiarisce, per la prima volta, che i contratti discografici stipulati da Lucio Battisti oltre cinquanta anni fa con i produttori fonografici danti causa di Sony Music non consentono, senza adesso il consenso (degli eredi) di Lucio Battisti (o dei suoi editori musicali), né di utilizzare on line le registrazioni fonografiche che incorporano le interpretazioni a suo tempo eseguite da Lucio Battisti, né di utilizzare le medesime registrazioni fonografiche per la pubblicità di prodotti commerciali. In secondo luogo, perché l’accoglimento della tesi di Sony Music avrebbe avuto un effetto dirompente nel settore della musica e, segnatamente, in quello dell’editoria musicale. Sony Music, infatti, ha sostenuto in giudizio che il comportamento ostruzionistico tenuto dagli eredi di Lucio Battisti, anche nella loro veste di amministratori degli editori musicali (Edizioni Musicali Acqua Azzurra S.r.l. e Aquilone S.r.l.) delle opere musicali di Lucio Battisti, avrebbe determinato in capo agli stessi una responsabilità da “contatto sociale”». «In caso di accoglimento della tesi di Sony Music, avremmo dunque assistito all’affermazione del principio eversivo secondo il quale l’utilizzazione economica di un’opera musicale, anziché dall’autore (o dall’editore musicale), sarebbe governata dal produttore fonografico», aggiunge la nota.

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