Operai al lavoro sui binari senza stop ai treni? «Non solo quella notte a Brandizzo». I sospetti della procura dopo tre giorni di testimonianze

La conferma di una prassi non isolata da diverse delle deposizioni a Ivrea. Salvini: «Ci sono protocolli ferrei»

La dinamica che secondo tutti gli indizi emersi negli ultimi giorni ha portato alla strage di Brandizzo – lo svolgimento dei lavori sui binari anche in assenza della formale autorizzazione a seguito dell’interruzione della tratta al traffico di treni – non è stata un caso isolato. Tutt’altro. È quanto hanno detto agli inquirenti della procura di Ivrea diversi dei testimoni ascoltati negli ultimi tre giorni, secondo quanto riferisce l’Ansa. Il tragico abbassamento della soglia di sicurezza, le allerte verbali a interrompere se necessario i lavori all’ultimo minuto «vista treno» – come drammaticamente testimoniato dall’ultimo video girato da Kevin Laganà – non sarebbero stati affatto l’eccezione, insomma, sui binari ferroviari italiani. Sulla base delle molteplici indicazioni in tal senso, a quanto si apprende, oltre che del video visto da mezza Italia, è su questo aspetto che si concentrano ora le indagini dei magistrati di Ivrea. Oltre che sulle modalità di formazione dei lavoratori destinati a questo tipo di interventi e sulle eventuali lacune connesse. Una prassi quella che pare emergere dall’inchiesta su Brandizzo «al di fuori di ogni regola, di ogni logica, di ogni buon senso», ha commentato questa mattina il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini. «Non si lavora sui binari se ci sono dei treni in movimento. Non c’è nessuna consuetudine di andare a morire sui binari, ci sono leggi ferree, protocolli», ha però aggiunto, promettendo poi che «la morte di queste cinque persone non può restare impunita: quello che posso garantire è che chi ha sbagliato pagherà».


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