«Educazione alle relazioni», prendono forma i nuovi corsi nelle scuole voluti dal governo Meloni. Ecco come funzioneranno

La nuova “materia di studio” annunciata dopo i fatti di Palermo e Caivano: progetti didattici al via alle superiori da novembre

Mancano pochi giorni alla riapertura delle scuole, ma al ministero dell’Istruzione fervono in queste ore le operazioni per mettere a punto l’ultima novità curriculare annunciata dal governo Meloni, sulla scorta dello “shock” delle molteplici violenze compiute da giovani e giovanissimi negli ultimi mesi, inclusi gravissimi episodi di stupro tra minori. «Educazione alle relazioni» è il nome della “materia” che l’esecutivo vuole introdurre nelle scuole superiori d’Italia, e che dovrebbe debuttare dai primi di novembre. Nella forma, almeno per il momento, di un progetto pilota. Ad annunciare la mossa di «prevenzione educativa» era stato nelle scorse settimane il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, rimandando per i dettagli a delle linee-guida che sarebbero state presto inviate a tutti i presidi. Ora trapelano le prime notizie concrete sul funzionamento dei previsti nuovi corsi. Al cuore del progetto, scrive il Fatto Quotidiano, sarà la formazione su base autonoma da parte di tutte le scuole di team composti da un numero tra 6 e 12 studenti, possibilmente di età omogenee. Questi si incontreranno almeno una volta ogni due settimane per una o due ore, da novembre a marzo, fino al mese di marzo, e funzioneranno come dei «gruppi di discussione e di autoconsapevolezza» attorno a tematiche nuove per la scuola dell’obbligo ma diventate quanto mai “urgenti”: il rispetto dell’altro, la costruzione di relazioni affettive, la percezione di genere, gli stereotipi, e così via. L’approccio di lavoro sarà il cosiddetto «metodo Balint», anticipa ancora il Fatto: una «collaudata metodologia di formazione esperienziale creata originariamente dallo psicoanalista Michael Balint centrata sull’azione del gruppo come strumento facilitatore del pensiero». Il progetto si avvale anche per questo del sostegno del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi: non è escluso dunque che figure professionali di questo tipo possano intervenire, ove richiesto, come consulenti ai gruppi di lavoro e ai loro docenti.


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