Il richiamo di Mattarella all’Italia: «Non cediamo alla paura». E a Confindustria ricorda: «No al capitalismo di rapina o a concentrazioni di potere» – Il video

Il capo dello Stato accolto da un’ovazione dagli industriali. «Voce ferma e ispirata per la nostra democrazia», lo loda Bonomi

«Se c’è una cosa che una democrazia non può permettersi è ispirare i propri comportamenti a sentimenti puramente congiunturali». In altre parole, cedere agli «impulsi di ansia e di paura». A parlare è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto oggi all’assemblea nazionale di Confindustria dopo essere stato accolto da una standing ovation della platea. Secondo il capo dello Stato, sono due gli errori da evitare. Il primo: limitarci a denunciare i problemi che la vita ci presenta «senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzione». Il secondo errore, precisa Mattarella, è «cedere alle paure, quando non alla tentazione cinica di cavalcarle». Le parole del capo dello Stato, apparentemente astratte, sono rivolte in realtà a tutti gli imprenditori presenti all’auditorium Parco della Musica di Roma. «Le persone raccolte qui questa mattina sono chiamate ad assumere decisioni, ad agire con razionalità e concretezza, a guardare e progettare il futuro delle imprese che si trovano a guidare – ha continuato Mattarella -. In una espressione: a evitare fatui irenismi e credere, invece, nella forza delle istituzioni, nella solidità delle proprie imprese, nel valore dell’iniziativa e dell’innovazione nel mondo che cambia velocemente».


Il richiamo agli industriali

Un’economia in salute, ha ricordato il capo dello Stato, contribuisce a far funzionare al meglio una democrazia. E la responsabilità di questo meccanismo grava, almeno in parte, sulle spalle delle imprese. «Le aziende sono al centro di un sistema di valori, non solo economici. Siete voi a ricordare, anche a me, che l’impresa ha responsabilità che superano i confini delle sue donne e dei suoi uomini e, aggiungo, dei suoi mercati». In altre parole, le imprese sono «veicoli di crescita, innovazione, formazione, cultura, integrazione, moltiplicazione di influenza, fattore di soft-power e anche agenti di libertà». Allo stesso tempo, ammonisce Mattarella, la classe imprenditoriale ha il dovere di non trascurare il proprio ruolo sociale: «Non è il capitalismo di rapina quello a cui guarda la Costituzione nel momento in cui definisce le regole del gioco – ha detto Mattarella rivolgendosi agli industriali seduti in platea -. Il principio non è quello della concentrazione delle ricchezze ma della loro diffusione. Il modello lo conosciamo: è quello che ha fatto crescere l’Italia e l’Europa». Evitare che il potere si concentri nelle mani di poche aziende, ha aggiunto il capo dello Stato, non è solo un principio fondante della democrazia ma «una garanzia per la libertà di tutti».


Salario minimo e sicurezza sul lavoro

Prima di Mattarella è toccato a Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, fare gli onori di casa. Nel suo discorso introduttivo, il numero uno degli industriali è tornato a esprimere qualche dubbio sulla proposta presentata dalle forze politiche di opposizione per introdurre un salario minimo di 9 euro all’ora. «Confindustria resta convinta che la mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva». Secondo il presidente degli industriali, la Costituzione «ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto», ma questa funzione è giusto che sia affidata «alla contrattazione».

Come già affermato in altre occasioni, Bonomi ha ribadito che la questione del lavoro povero non riguarda da vicino le aziende che aderiscono all’associazione da lui presieduta. L’industria, ha sottolineato Bonomi, «negli ultimi vent’anni ha avuto dinamiche retributive di gran lunga superiori al resto dell’economia». E sempre in tema di lavoro, il numero uno degli industriali ha affrontato l’annosa questione delle morti bianche e della sicurezza. Bonomi ha invocato «regole chiare e semplici» e l’importanza di investire nella prevenzione. E ha poi aggiunto: «La nostra visione, l’unica che per noi ha senso, è che sia necessario evitare gli incidenti valorizzando una logica partecipativa. Una logica che unisca nelle azioni e nelle relative responsabilità, non che divida e contrapponga, eredità di vecchi antagonismi di classe».

Le riforme istituzionali

Nel suo discorso all’assemblea nazionale, Bonomi ha voluto dire la sua anche sull’ipotesi di riforme istituzionali che il governo ha annunciato in vista dell’autunno. Il presidente di Confindustria ha auspicato l’approvazione di riforme «che leghino governabilità e capacità di dare voce e rappresentanza alle tante istanze» della società civile. Ma ha anche lanciato un avvertimento alle forze politiche: «Guardatevi dal compiere lo stesso errore di sempre – ha ammonito Bonomi -. Evitate di progettare interventi sulla forma di Stato e sulla forma di governo maturati e ispirati da una dialettica divisiva, aliena per definizione dalla serietà con cui proporre e giudicare impianti istituzionali così rilevanti per la democrazia e la libertà del nostro Paese». Insomma, ben vengano le riforme istituzionali. Su un punto, però, il presidente degli industriali non transige: «Siamo tra coloro che credono che in un ordinamento come il nostro, che correttamente ambisce a una maggiore stabilità di governo, il capo dello Stato debba continuare a essere il garante della Costituzione». Infine, un messaggio rivolto proprio a Mattarella, seduto in platea: «Siamo certi che lei continuerà a far sentire la sua voce ferma e ispirata a tutela dei principi della nostra democrazia».

Credits video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagie

Leggi anche: