Pino Insegno e l’amicizia con Giorgia Meloni: «Ma non sono un raccomandato, mi avete massacrato»

L’attore: da ragazzino ero democristiano. Con FdI mi sento vicino a un cambiamento

L’attore Pino Insegno non ci sta a passare per il raccomandato dell’anno. E anche se è amico di Giorgia Meloni, ci tiene a far sapere che la conduzione de L’Eredità a partire dal 25 settembre non c’entra nulla con i suoi legami. Anche se è andato due volte a Palazzo Chigi a trovarla: «Mi avete massacrato. È vero che sono amico di Giorgia da 20 anni. Ma mi creda, non sono andato a Palazzo Chigi per parlare di Rai, volevo chiederle di sostenere le iniziative per aiutare i malati di Sla», dice oggi in un’intervista a la Repubblica. Nella quale aggiunge: «Ho 64 anni, ne ho 40 di carriera alle spalle. Sono un attore comico, faccio il doppiatore da una vita. Queste cose il pubblico le sa. Sento l’affetto e mi fa piacere. Il legame non si è mai spezzato», sostiene nel colloquio con Silvia Fumarola.


Il comico e la premier

A luglio aveva detto di essere odiato «solo perché approvo Giorgia Meloni». Nella conferenza stampa in cui ha presentato l’edizione de Il mercante in fiera ha sostenuto: «Viviamo in una società multilaziale, ci devono accettare». Oggi aggiunge che «a Palazzo Chigi ci tornerò, voglio parlare col ministro della Pubblica istruzione Valditara per insegnare ai professori come usare la voce. Gridano in classe e sono tut#ti svociati, se parlassero col diaframma non avrebbero problemi». Poi racconta come ha conosciuto la premier: «Era una ragazza con una grande volontà, determinatissima. Francesco Storace mi aveva permesso di aprire accademie gratuite per i ragazzi, per me non aveva un colore politico, abbiamo sempre parlato di formazione dei giovani. La incrociai a una manifestazione. Giorgia è di Roma e della Roma, sul calcio fronti opposti».


Democristiano

Insegno dice anche che da ragazzino era democristiano: «Ho avuto simpatia per i repubblicani, i liberali, come sono stato vicino a Renato Nicolini, che era comunista e ha fatto cose straordinarie. Se una persona di sinistra fa una cosa bella, chi è di destra la dovrebbe abbracciare. E viceversa. Una volta c’erano La Malfa, Moro, Berlinguer, Almirante. Non c’è stato un ricambio generazionale degno. Con FdI mi sono sentito di stare vicino a un cambiamento, con la speranza che sia reale, importante». Ma dice anche che in Rai non è stato censurato per le sue idee politiche: «Fu una scelta non so dichi, qualcuno in Rai disse: “Insegno non va”. La ruota gira, sono abituato ai no. “Non farai il Centro sperimentale”, chiusa una porta si apre un portone. Ora sono uno degli insegnanti. E poi c’è la formazione, la mia passione, mi rendo utile. Chi fa l’attore ha un ego notevole, l’ambizione supera l’umiltà. Io ogni giorno ricomincio da capo, faccio le prove del gioco e domani ho tre turni di doppiaggio. A ottobre debutterò al Quirino con mia moglie Alessia Navarro. Quando diventerò freddo e calcolatore, finirà tutto».

La polemica con Ainett Stephens

Poi torna anche sulla polemica con Ainett Stephens, che non ha più il ruolo di valletta: «Avevo detto che dopo quindici anni bisognava fare dei cambiamenti. Chiariamo: gatta nera perché porta male quella carta, se fosse stata gialla o verde sarebbe stato uguale. Il giorno della ragazza in barca con le cartine mi avete telefonato tutti, non avevo capito che fosse successo. Mai avuto il potere di cacciare o di scegliere». Ricorda che nella sua autobiografia ha scritto di avere un solo testicolo: «L’ho scritto perché chi è nella mia condizione deve sapere che può fare una vita normalissima, ho quattro figli». Infine, parla dei suoi genitori: «Papà faceva il vetrinista. Mamma morì il giorno prima che succedesse tutto: la nascita di mio figlio, il debutto su Rai 2. Sono nato a Monteverde vecchio e dico sempre: “Morirò sotto un autobus della linea 75”».

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