Grecia, la «protesta degli asciugamani» per riprendersi le spiagge pubbliche: «Prezzi per turisti ricchi»

«Ci sentiamo spinti fuori dalla nostra stessa isola», ha dichiarato al quotidiano della grande mela Stephanou, 70enne residente dell’isola di Paros

Non solo in Puglia, anche in Grecia molte spiagge sono diventate inavvicinabili dai turisti ordinari. Per questo i greci protestano, non con l’obiettivo di ridurre i prezzi di lettini ed ombrelloni, ma con quello di liberare gli arenili dagli stabilimenti balneari, che occupano illegalmente ogni centimetro di sabbia lasciando gli abitanti locali senza un approdo, quando il limite consentito è il 50 per cento di ogni spiaggia. Tutto ha avuto inizio questa estate, sull’isola di Paros. Emblematica la situazione sulla spiaggia di Monastiri, dove lo scorso mese due lettini e un ombrellone costavano 70 euro al giorno, che potevano diventare 120 per i posti più ambiti. Prezzi che non garantiscono nemmeno l’esclusività, dato che sull’arenile le postazioni sono tanto ravvicinate che il New York Times definisce l’arenile una falange di ombrelloni. Che gli abitanti combattono con i loro asciugamani.


«Spinti fuori dalla nostra isola»

«Ci sentiamo spinti fuori dalla nostra stessa isola», ha dichiarato al quotidiano statunitense Stephanou, 70enne residente di Paros, spiegando che i gestori balneari fanno sentire gli abitanti in difetto se non usano i servizi dello stabilimento. Ma il problema principale è un altro. Come in Italia, anche in Grecia le spiagge sono pubbliche, e vengono gestite dagli stabilimenti balneari in concessione. Tuttavia, denunciano i residenti, i gestori si stanno espandendo illegalmente. Nell’isola di Paros, gli accordi prevedono che non più di 7.186 metri quadrati di spiaggia vengano dati in concessione, ma – ha sottolineato Stephanou mostrando un filmato girato da un drone – ne sono stati occupati oltre 18 mila. I residenti hanno denunciato alle autorità, che hanno costretto i gestori a rimuovere sdraio e ombrelloni dagli spazi occupati illegalmente, salvo poi rimetterli dov’erano poco dopo. Casi simili si sono verificati in tutto il Paese, dato che un terzo dei gestori balneari aveva occupato dello spazio illegalmente.


La protesta degli asciugamani

Per questo, sull’isola è partito un movimento che reclama il diritto a godere delle spiagge. «Fino a cinque anni fa potevo andare in qualsiasi spiaggia e godermi la natura, le sabbia, l’acqua, il silenzio», ha dichiarato Ronit Nesher, un altro residente di Paros. «Ora non c’è più spazio per sedersi sulla sabbia o mettere giù un asciugamano». E proprio con gli asciugamani protestano gli abitanti. Li stendono negli stabilimenti balneari, organizzando sit-in e alzando al cielo striscioni nei quali «reclamano le spiagge» e di cui i balneari si lamentano, dato che «scacciano le persone». Il movimento ha preso piede in tutta la Grecia, da Creta a Corfù nella speranza che la prossima stagione turistica sia diversa da quella che sta terminando.

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