Il deficit, il debito e l’aumento dell’offerta: perché lo spread dell’Italia torna a correre

I numeri della Nadef spaventano i mercati. Ma il pericolo maggiore arriverà nel 2024

Sono le 15,30 di giovedì 28 settembre quando lo spread Btp-Bund torna ad allargarsi toccando quota 200. Un numero che non si raggiungeva dal 2013, e che fa venire in mente i livelli del 2011, quando il rischio Italia toccò i massimi storici. Dietro l’espansione del differenziale ci sono motivi tecnici. Come il boom di volumi sui Btp Future. E l’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato di tutto il mondo. Ma anche motivi politici. Sono quelli legati ai timori sui conti italiani. Evidenziati dai numeri della Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza. Con le previsioni sul deficit in aumento al 4,3% e sul debito che nel 2024 non scenderà. E poi c’è la speculazione. Con gli hedge fund che cominciano a scommettere sui titoli italiani. Come del resto accade sul debito statunitense.


La paura

Il Sole 24 Ore spiega oggi che il sentimento crescente sul mercato è quello evidenziato dal Financial Times. Che ha puntato il dito sulla crescita del mercato dei bond europei. Causato, secondo il quotidiano della City, proprio dai progetti di maggior indebitamento dell’Italia. Il deficit e il debito/Pil stabile al 140% fanno paura perché sono circondate da altri elementi di incertezza. Come le previsioni sulla crescita economica, giudicate ottimistiche. E quelle sugli incassi delle privatizzazione annunciate dall’esecutivo Meloni. In più c’è il problema Superbonus. Secondo il quotidiano di Confindustria Eurostat potrebbe decidere di far contabilizzare come debito i crediti nei prossimi anni. In più, nel 2024 ci saranno più titoli di Stato a lungo termine in scadenza rispetto a quest’anno. E questo fa presagire un incremento delle emissioni.


Il mercato e l’aumento dell’offerta

Il timore seguente è proprio che il mercato non sia in grado di assorbire l’aumento dell’offerta. Mentre la Banca Centrale Europea ha deciso di non comprarne più. E quindi l’ombrello di Francoforte verrebbe meno. Poi ci sono i motivi tecnici. L’Italia è l’unico paese del Sud dell’Europa ad avere un contratto future efficiente sui titoli di Stato. E in questi giorni le vendite hanno avuto un boom proprio in quel settore. Nell’ultimo mese in media ogni giorno sono stati scambiati 175 mila lotti di BtP Future. Soltanto ieri la quota ha sfondato il livello dei 300 mila. Il giorno prima sono stati 220 mila. Ma sono saliti anche i rendimenti dei Bund tedeschi, dal 2,83% al 2,93%. E gli inglesi, dal 4,36% al 4,49%. La fuga dai bond, insomma, è globale. L’Italia ne soffre di più soltanto in quanto paese debole.

L’economista: il pericolo è il prossimo anno

Secondo l’economista Lucrezia Reichlin però il pericolo maggiore arriverà l’anno prossimo. In un’intervista a La Stampa la professoressa della London Business School spiega che i numeri della Nadef si discostano dalle stime dell’esecutivo. E questo significa che l’aggiustamento dei conti sarà più duro negli anni a venire. Nel colloquio con Giuliano Balestrieri Reichlin dice che «per l’Italia, a Bruxelles, si gioca una partita cruciale. Il governo dice che riporterà il deficit al 3% del Pil solo nel 2026, un anno più tardi di quanto atteso. Adesso è fondamentale capire come si concretizzerà la riforma del patto di stabilità. Di certo dovranno accelerare molto, per rientrare nei parametri».

La manovra

Per la prof nella nuova proposta della Commissione «c’è un’altra variabile importante per l’Italia. Ovvero la lunghezza del piano di aggiustamento: 4 o 7 anni. Con un orizzonte temporale a quattro anni saremmo costretti ad una stretta pesante. Con un orizzonte a sette, centrare gli obiettivi, è difficile, ma non impossibile». Sempre secondo l’economista però «non si può negare che l’impostazione della manovra, almeno nei numeri aggregati, sia ragionevole. Credo che la reazione dei mercati sia temporanea ma questo dipenderà anche dalla reazione della Commissione e dei partner europei. Gli investitori non apprezzano le tensioni tra l’Italia e l’Europa. Il ministro Giorgetti ha detto di non voler fare nulla di pro-ciclico, ma l’anno prossimo l’economia andrà peggio».

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