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Ginnastica, Anna Basta sull’ammonizione all’allenatrice Maccarani: «Come si può giustificare gli abusi per troppo amore?»

01 Ottobre 2023 - 08:56 Redazione
La ginnasta, che ha accusato l'allenatrice di maltrattamenti psicologici, si appella al ministro dello Sporto Andrea Abodi

«Come si può giustificare un abuso dietro “l’eccessivo affetto”?». A chiederselo è Anna Basta, ginnasta che si è esposta contro i presunti abusi psicologici dell’allenatrice Emanuela Maccarani, che ieri è uscita dal tribunale sportivo con un’ammonizione, e non un provvedimento più severo, perché secondo i giudici avrebbe «peccato di affetto» nei confronti della giovane ginnasta. Ulteriori motivazioni verranno comunicate entro dieci giorni. In un post su Instagram, Basta commenta amareggiata la decisione dei giudici: «Ieri ho avuto modo di terminare la mia giornata lavorativa e di realizzare ciò che è avvenuto. Vorrei partire sempre dallo stesso concetto: il mio obiettivo non è condannare qualcuno, bensì cambiare un sistema ormai troppo malato e distruttivo per i propri atleti, infondendo coraggio a chi subisce e non sa come parlarne».

L’appello al ministro Abodi

«Certo è che durante questi mesi – continua la giovane – si è sperato di ottenere una giustizia che si potesse chiamare tale». Insiste: «Quello che posso dire oggi è semplicemente che condivido le perplessità del ministro dello sport Abodi. Come si può giustificare un abuso dietro “l’eccessivo affetto”? È come se in un rapporto violento di coppia si potesse ancora giustificare il partner aggressivo per l’eccessivo amore», prosegue la ginnasta, che ha accusato Maccarani di aver abusato psicologicamente di lei ed altre atlete per spingerle a risultati migliori. «Credo che siano riflessioni da fare e da non dimenticare, perché tutto questo è solo l’inizio di una rinascita da parte di tutte le persone che non hanno avuto modo di vivere serenamente la propria passione. Continuerò ad essere presente ed a espormi per dare speranza a tutti quei ragazzi e ragazze che coltivano dei sogni, perché cambiare si può. Si deve».

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