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La faida familiare delle patatine San Carlo: la denuncia del fratello alla sorella per maltrattamenti e sequestro del padre

03 Ottobre 2023 - 06:22 Redazione
patatine san carlo azienda faida familiare alberto vitaloni
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Francesco accusa Susanna e anche due giudici di Milano. Le operazioni societarie, quelle immobiliari e il desiderio del patron di rivedere il figlio

Alberto Vitaloni, 88 anni, è l’ex presidente del Gruppo San Carlo. L’impero delle patatine nel 2022 ha avuto un fatturato di 323,8 milioni di euro, con un incremento del 16,3% rispetto ai 278,2 milioni del 2021. L’utile netto si è attestato a 15,8 milioni, in crescita del 193%. Il patron ha avuto ripetuti ictus cerebrali ischemici. Che, secondo il neurologo Giuseppe Lauria Pinter, lo hanno portato a ragionare come un bimbo di 5-6 anni». A capo dell’azienda c’è oggi la figlia Susanna. Che è però stata denunciata dal fratello Francesco. Che ha ipotizzato i reati di «violenza privata, circonvenzione di incapace, sequestro di persona e maltrattamenti nei confronti di un familiare». Ovvero il padre. Che da otto anni nessun medico visita. E oggi versa in uno stato di «demenza vascolare».

Le operazioni societarie

Ciò nonostante, racconta oggi il Corriere della Sera, Vitaloni continua a valutare le operazioni societarie. Alcune, secondo il figlio, sono milionarie. E vanno a vantaggio della sorella. Francesco sostiene anche di non sapere dove sia il padre. E nemmeno in quali condizioni versi e chi lo assista. Presumibilmente si trova in casa della sorella. Dove però gli è impedito l’ingresso. Ma non si tratta solo di una faida familiare. Nella storia ci sono due magistrati. Una è la dottoressa Rossana Guareschi, a cui il capo della Procura Marcello Viola ha appena deciso di affiancare il procuratore aggiunto Letizia Mannella «trattandosi di delicato procedimento penale che necessita di solerte trattazione». Intanto la procura di Brescia, competente per territorio, lavora all’esposto denuncia dei due avvocati di Francesco Vitaloni su Guareschi e sul giudice istruttore Giovanni Rollero. Il quale da presidente della sezione Tutele «avrebbe dovuto necessariamente disporre una consulenza tecnica medica con il solo scopo di verificare, in modo oggettivo, se Alberto Vitaloni fosse o meno in grado di intendere e volere».

Il desiderio di rivedere il figlio

I due avvocati Mario Marino e Carlo Taormina dicono anche che Alberto ha espresso il desiderio di vedere il figlio. Che sarebbe stato espresso in una delle udienze del tribunale. Ma questo, è il ragionamento dei legali, gli è in qualche modo impedito. Perché? «L’unica risposta plausibile è che ad Alberto Vitaloni gli accertamenti clinici non arrecherebbero nessun danno, mentre ci sarebbero problemi seri solo per Susanna Vitaloni e i suoi famosi professionisti (medici, avvocati, notai, manager) che fingono che Alberto Vitaloni stia bene, facendogli sottoscrivere atti di Consiglio d’amministrazione che non comprende, facendogli firmare email scritte dai professionisti della figlia, insomma facendogli compiere ogni tipo di atto necessario a Susanna per mezzo di firme e sottoscrizioni varie, vergate flebilmente da mano tremolante e da soggetto totalmente incapace».

Gli acquisti immobiliari

Al centro della contesa anche alcune operazioni immobiliari. Per esempio l’acquisto di due case e due posti auto in via Corridoni per la spesa di quasi cinque milioni di euro. E quello di una villa con i terreni circostanti in provincia di Olbia per altri due. Vitaloni avrebbe «comprato e poi donato la nuda proprietà a Susanna, che nulla ha pagato». L’inchiesta potrebbe ridisegnare gli assetti di Unichips Finanziaria, la holding di controllo delle partecipazioni in cui oggi Susanna è a capo. C’è anche un terzo fratello, Michele, che però è disabile. Francesco dice che non sa dove si trovi, se a Milano o altrove. Anche su questo, è l’ipotesi di chi accusa, il personale incaricato di seguirlo potrebbe aver firmato, in fase di assunzione e pena sanzioni, giuramenti per il silenzio.

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