Napoli, un decreto per il nuovo piano di evacuazione dei Campi Flegrei: «Ma un’eruzione non si può prevedere»

Il consiglio dei ministri un intervento apposito. Lo scenario meno probabile, le vie di fuga e i segnali prima di un’eruzione

Un piano di evacuazione in caso di evento di bradisismo grave nella zona dei Campi Flegrei. Ci lavora il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, che porterà un decreto apposito in consiglio dei ministri. Mentre quello per l’evacuazione in caso di eruzione del Vesuvio c’è già. Mentre Lucia Pappalardo, vulcanologa e prima ricercatrice dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dice che al momento non ci sono segnali di un’eruzione imminente. Ma ammette anche che un fenomeno del genere «è difficile da prevedere. Generalmente ci sono fenomeni premonitori, che possono durare mesi, ma è difficile dire a priori quanto tempo avremo» per allontanare 26 mila persone.


L’eruzione

Il provvedimento di aggiornamento è allo studio del governo Meloni. Prevede un piano in caso di bradisismo grave, con assistenza alla popolazione ed eventuali forme di allontanamento temporaneo per i territori particolarmente colpiti dal fenomeno. «Abbiamo chiesto alla commissione del Sistema nazionale di Protezione civile di farci conoscere l’analisi della comunità scientifica sulla situazione aggiornata dell’area dal punto di vista sismico e bradisismico», ha spiegato Musumeci. Intanto proprio l’Ingv fa sapere che le simulazioni tridimensionali di eruzioni diffuse da alcune emittenti televisive e riprese fuori contesto dal profilo YouTube dell’istituto on hanno alcuna attinenza con l’attuale situazione ai Campi Flegrei. I video (prodotti nel 2011 e nel 2021) ricostruiscono l’eruzione di Agnano Monte Spina, avvenuta circa 4.100 anni fa.


Lo scenario meno probabile

«Si tratta dell’eruzione più intensa documentata nei Campi Flegrei negli ultimi 15.000 anni», ha spiegato Giovanni Macedonio, geofisico dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv. «Non è lo scenario che ci aspettiamo al momento, anzi, vista la sua rarità è quello meno probabile». La simulazione è frutto di uno dei tanti studi scientifici condotti dall’Ingv per ricostruire eruzioni del passato in modo da comprendere meglio i meccanismi interni ai vulcani. «Di certo non è stata realizzata con l’intento di prefigurare scenari futuri», conclude Macedonio. Intanto il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Gennaro Saiello ha detto che le vie di fuga in caso di scenario peggiore sono inesistenti. «Il caos che si potrebbe scatenare a seguito di ulteriori e violente scosse è un ulteriore ostacolo ad un allontanamento graduale della popolazione stimato in circa 72 ore», ha premesso.

Le vie di fuga

«Tutte le amministrazioni locali hanno messo in evidenza che le cosiddette “vie di fuga” sono in tutto o in parte inadeguate se non inesistenti. Per queste ragioni, questa mattina ho depositato un’interrogazione a risposta scritta alla giunta regionale», ha spiegato. Pappalardo invece dice oggi a il Fatto Quotidiano che in una fase come questa va valutata una serie di parametri. «Il tipo di terremoto, la profondità, dove è localizzato, qual è la velocità della deformazione, qual è il chimismo (l’insieme dei caratteri chimici, n dr ) delle fumarole, la loro temperatura. Tutti i fenomeni sono monitorati e valutati nel loro complesso. Tutto questo insieme di dati, in questo momento, non ci indica che c’è risalita di magna. Per questo riteniamo che non ci sia un pericolo di eruzione imminente. Poi qualsiasi scenario può cambiare in ogni momento».

I segnali prima di un’eruzione

Secondo la vulcanologa «l’evoluzione nel tempo e nello spazio dei parametri geochimici e geofisici può dare indicazione che il magma, che attualmente risiede a circa 7-8 km di profondità, sta migrando verso la superficie. Per fare questo il magma deforma e rompe le rocce, generando sollevamento del suolo, terremoti, e rilascia gas che hanno un particolare tipo di chimismo che viene sempre monitorato». Nel colloquio con Giovanna Trinchella Pappalardo aggiunge che non c’è pericolo di un effetto a catena sugli altri vulcani campani: «Ciascun vulcano ha un sistema di alimentazione superficiale indipendente, se erutta uno non significa che lo farà anche l’altro. Tanto è vero che adesso il Vesuvio è assolutamente tranquillo e anzi manifesta segnali opposti e il suolo è in lieve abbassamento al contrario di quanto accade ai Campi Flegrei. Sono sempre vulcani attivi e non dimentichiamolo: c’è anche quello di Ischia. È un territorio a elevata pericolosità vulcanica e questo è vero sempre. Era vero 50 anni fa, è vero adesso e lo sarà fra 50 anni».

Il piano per l’eruzione del Vesuvio

Per l’eruzione del Vesuvio già c’è un piano nazionale che coinvolge in tutto un milione e trecentomila abitanti. Include uno schema di gemellaggio per il trasferimento della popolazione dei Comuni in zona rossa verso varie regioni. Nel piano sono previste una zona rossa, con l’evacuazione preventiva della popolazione in caso di allarme, e una zona gialla per gli allontanamenti temporanei, oltre a quattro diversi livelli di allerta. La mappa del documento in caso di eruzione comprende un’area che va da Napoli e il litorale partenopeo (da Pozzuoli a San Giovanni a Teduccio) fino ad estendersi man mano lungo l’entroterra dell’hinterland ai territori di Villaricca, Melito o Casavatore. Nella zona rossa, quella più esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici (ovvero valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici) sono ricompresi i Comuni di Napoli e alcune sue municipalità, Pozzuoli, Bacoli e altri, per un’area che in totale comprende cinquecentomila abitanti.

La zona rossa e la zona gialla

L’allontanamento della popolazione dalla zona rossa inizia con la dichiarazione della fase di allarme. La zona gialla – dove ricadono 24 quartieri di Napoli, i Comuni di Villaricca, Calvizzano, Marano, Mugnano e altri e dove vivono complessivamente ottocentomila abitanti – è l’area, esterna alla zona rossa, che in caso di eruzione sarebbe esposta alla ricaduta di ceneri vulcaniche. Per quest’area potrebbero essere necessari allontanamenti temporanei. I quattro livelli di allerta – verde, gallo, arancione e rosso – descrivono invece per i Campi Flegrei lo stato di attività del vulcano e scandiscono il tempo che precede una possibile ripresa dell’attività eruttiva. È prevista una fase di preallarme, in cui le persone che vogliono allontanarsi possono farlo ma solo autonomamente.

L’allarme e il preallarme

Alla dichiarazione di allarme invece tutta la popolazione deve abbandonare la zona rossa e può scegliere di farlo in modo autonomo o assistito. Il tempo complessivo stimato per questa operazione è di tre giorni. Le prime 12 ore saranno utili a permettere alle persone di prepararsi. Le successive 48 ore riguardano la partenza della popolazione da tutti i Comuni della zona rossa. Le ultime 12 ore rappresentano infine un margine di sicurezza per la gestione di eventuali criticità.

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