La melena, la depressione acuta, le stimolazioni transcraniche: Fedez racconta la malattia e la sua salute mentale

Il rapper parla delle perdite di sangue, dei disturbi di natura psicosomatica e delle scosse al cervello. Ma anche del Fantamorto. Che lo ha ferito

Come sta Fedez? «Bene rispetto a prima» del ricovero. Ma il rapper dice oggi in un’intervista al Corriere della Sera di aver perso molto sangue: «La metà del sangue che avevo in corpo. La cosa più assurda è che quel mattino avevo un volo transoceanico. Se non mi fossi accorto di quanto stava accadendo, sarei stato male sull’oceano, su un aereo diretto a Los Angeles, e non so come sarebbe finita». Federico Leonardo Lucia ha avuto un malessere improvviso. L’endoscopia a cui si è sottoposto lo ha portato a un intervento d’urgenza. Il professor Massimo Falconi, che lo ha curato all’epoca del tumore neuroendocrino del pancreas, ha escluso collegamenti con la malattia. Poi il rapper è andato una seconda volta sotto i ferri. Infine, le dimissioni dall’ospedale Sacco-Fatebenefratelli.


«Cagavo sangue»

Fedez racconta ad Aldo Cazzullo come si è accorto di stare male. «Ero a casa, avevo messo a letto i bambini. Avevo già avuto cali di pressione, ne è arrivato uno più importante, e sono svenuto. Poi ho chiamato l’ambulanza. Ero bianchissimo, non che ora sia esattamente come Carlo Conti, ma insomma ero ancora più bianco di adesso. Ho passato la notte al pronto soccorso, e la mattina mi sono reso conto di avere la melena». Che cos’è la melena? «Letteralmente “cagavo sangue”. E avevo l’emocromo a 7, anziché a 14. Così sono intervenuti d’urgenza, per fermare l’emorragia, cauterizzare, insomma fare tutto il necessario per fermare il sanguinamento delle ulcere. Ho dovuto anche fare due trasfusioni: oltre a ringraziare i medici, in particolare il dottor Marco Antonio Zappa, le infermiere e gli infermieri del Fatebenefratelli che mi hanno curato, voglio ringraziare tutte le persone donatrici di sangue».


La salute mentale

Poi annuncia: «Appena tornerò in forze voglio fare qualcosa per l’Avis, per invitare altri a donare sangue; personalmente senza quelle trasfusioni non sarei qui a parlare con lei». La seconda volta in cui è finito sotto i ferri ha avuto invece «un emorragia ischemica, sempre allo stomaco. Un rapporto con i precedenti clinici c’è: «A causa di un tumore ho subito la resezione della testa del pancreas, del duodeno, la rimozione della cistifellea, e di un pezzo di intestino: è possibile che là dove ci sono le cuciture effettuate durante quell’intervento si siano formate delle ulcere. Ma in verità ho avuto altri problemi di salute quest’estate, tanto da aver perso molti chili negli ultimi mesi». Ha avuto disturbi di natura psicosomatica: «Prima il fuoco di Sant’Antonio, poi gastriti da stress».

La livella

Fedez spiega che «lo stress è una condizione non legata alla propria classe sociale o al denaro. Il fatto di essere ricchi non ci rende immuni da paure o stress emotivi. Nel mio caso aver avuto una diagnosi di tumore al pancreas a 33 anni è la ragione preponderante. Che poi, a pensarci bene, le malattie sono come la livella di Totò: non guardano in faccia a nessuno, e portano con sé ricadute anche sulla salute mentale che possono essere davvero importanti». Lui dice di aver avuto seri problemi: «Li ho dovuti affrontare, li sto affrontando tuttora. Non ho pudore o vergogna a parlarne. Ho attraversato una depressione acuta e mi ha aiutato tantissimo ascoltare le esperienze altrui, cioè come altri stavano o avevano affrontato una diagnosi nefasta».

I giovani

Fedez dice che aveva accettato l’invito di Francesca Fagnani a Belve proprio per parlare di questo. Perché «la salute mentale è un problema che riguarda molte persone giovani, ragazzi e ragazze. Forse ascoltare la mia esperienza, proprio quella di una persona che si pensa sia felice perché possiede tutto, li avrebbe potuti aiutare a sentirsi meno soli o a dirsi: be’, allora può succedere davvero a chiunque. A me cercare un riferimento è servito moltissimo: quando ho scoperto la malattia, ho cercato chi stesse vivendo la mia stessa situazione o comunque simile alla mia». Dice che quando ha scoperto il tumore al pancreas è andato su Google e ha ricevuto una sentenza di morte.

La malattia

Poi ha parlato con Gianluca Vialli: «Entrambi dovevamo affrontare un tumore al pancreas, e io dovevo superare lo stesso intervento chirurgico che lui aveva superato. Fu la prima volta che piansi al telefono con una persona che non avevo mai visto. Fu una cosa molto forte. Vialli era una persona fantastica. Mi è stato molto vicino sia prima sia dopo l’operazione». Torna su Belve per far sapere che la Rai non lo ha voluto perché «non ero ben accetto. E hanno fatto un comunicato che ho trovato sinceramente spiacevole. Sa perché? Perché ero in ospedale, letteralmente moribondo, e non avevo alcuna possibilità di replicare. Ho trovato la cosa anche particolarmente poco attenta sul piano umano. E poi dalla Rai avevo imparato una cosa: quando vai su un palco a parlare di politici, alla Rai non piace perché non c’è il contraddittorio. Ma anche nel mio caso non c’è stato modo di avere un contraddittorio. Dunque prendo atto che è una regola unilaterale, che applicano solo quando pare a loro».

La chemioterapia

Riguardo la malattia, spiega che non sta facendo chemioterapia. «Nel mio corpo non ci sono più cellule cancerogene, ma ovviamente non esiste medicina sicura al cento per cento. Per esempio in termini di recidive. Forse anche per questo ho avuto una depressione acuta, sfociata in attacco ipomaniacale». Ovvero: «Arrivi completamente a perdere la lucidità. Dunque per curarmi ho iniziato ad assumere degli psicofarmaci, che però talvolta non sono privi di effetti collaterali. Allora per curare gli effetti collaterali di un farmaco ti prescrivono un altro farmaco, e così via. Il risultato è stato che balbettavo, tremavo, non riuscivo più a pensare lucidamente. Sono arrivato a un punto in cui ho dovuto smettere tutto di botto, avendo una cosa che si chiama effetto rebound».

Lo psichiatra e lo psicoterapeuta

Oggi è seguito da uno psichiatra e da uno psicoterapeuta. Ma ha provato anche le stimolazioni transcraniche: «Sono scosse elettromagnetiche al cervello». Ne chiuderà presto un ciclo annuale. Torna sul ricovero: «La degenza ti permette di fare un riordino delle priorità, la malattia ti fa capire chi sono le persone veramente vicine a te, veramente importanti per te. È molto bello scoprire queste persone, e meno bello scoprire l’assenza di altre». Poi dice che «dietro i personaggi esistono le persone, con le proprie fragilità. Se oggi vivo una situazione di privilegio economico, persino di un certo potere, questo non significa non soffrire mentre sei in ospedale e ci sono persone che ti augurano la morte. Anzi, è molto doloroso».

Il Fantamorto

Dice che si è rattristato quando ha saputo di essere entrato nel gioco del Fantamorto. «Quelli che avevano scommesso su di me speravano di vincere. Questo mi ha fatto male». E conclude: «Alla fine in certe situazioni non conta l’estrazione sociale, non contano i privilegi: siamo tutti delle persone. E siccome devo trovare un senso a tutto questo, affinché non sia solo dolore, spero che le mie esperienze possano servire a costruire qualcosa di bello per gli altri, possano essere d’aiuto a chi sta affrontando o affronterà cose analoghe a quello che ho vissuto e sto vivendo».

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