Tribunale di Catania, un nuovo “caso Apostolico”: il giudice Cupri non convalida il trattenimento di sei migranti

Rigettati i provvedimenti del questore di Ragusa, che aveva applicato una disposizione del decreto Cutro

Non si è ancora esaurito il dibattito politico sul caso di Iolanda Apostolico, la giudice che ha partecipato, nel 2018, a una manifestazione pro migranti e che non ha convalidato, il 29 settembre, il trattenimento di alcuni migranti al centro di Pozzallo. E oggi, 8 ottobre, una situazione analoga si ripete, sempre nel Tribunale di Catania. Il questore di Ragusa, Vincenzo Trombadore, applicando una disposizione del decreto Cutro, ha firmato e inviato al Tribunale – sezione speciale in materia di immigrazione – sei provvedimenti di trattenimento di migranti. A stretto giro, il giudice Rosario Cupri ha deciso di non convalidare il trattenimento dei sei nel centro di Pozzallo.


Le motivazioni del giudice Cupri

I migranti erano assistiti tre dall’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro e altri tre dall’avvocato Fabio Presenti. I sei distinti provvedimenti del giudice Rosaio Cupri, secondo quanto si apprende, sono sostanzialmente sovrapponibili tra loro per la similitudine dei casi. Uno dei procedimenti riguarda un 37enne tunisino sbarcato il 3 ottobre a Lampedusa e poi trasferito a Pozzallo. Nel caso specifico il giudice sottolinea, ricordando una decisione della Corte di giustizia dell’Ue, come «il trattenimento di un richiedente protezione internazionale» sia «una misura coercitiva che priva tale richiedente della sua libertà di circolazione e lo isola dal resto della popolazione, imponendogli di soggiornare in modo permanente in un perimetro circoscritto e ristretto». «Ne discende – osserva – che il trattenimento costituendo una misura di privazione della libertà personale è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge». E ricorda che anche la Corte di Cassazione ha stabilito che «la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale». Nel dispositivo si sottolinea che «la richiesta di protezione internazionale non è soggetta ad alcuna formula sacramentale» e che nel caso del 37enne tunisino la sua domanda «doveva essere esaminata al suo ingresso alla frontiera di Lampedusa» e la sua richiesta «sottoscritta a Ragusa non può essere trattata come procedura di frontiera». «Come già affermato da precedenti decisioni di questo Tribunale in procedimenti di convalida di trattenimenti riguardanti cittadini tunisini e le cui motivazioni sono condivise da questo giudicante – osserva ancora il giudice – la norma prevede una garanzia finanziaria che non si configura, in realtà, come misura alternativa al trattenimento bensì come requisito amministrativo imposto al richiedente prima di riconoscere i diritti conferiti dalla direttiva 2013/33/Ur, per il solo fatto che chiede protezione internazionale».


La Lega insiste sul caso Apostolico

Intanto, dalla Lega, continua ad arrivare la richiesta di rimozione della giudice Apostolico. L’ultima a rilasciare una nota durissima è il deputato Stefano Candiani: «Guardare le nuove immagini della presenza di Apostolico alla manifestazione della sinistra estrema a Catania fa veramente inorridire. La giudice dimostra un impressionante disprezzo per l’ufficio di magistrato che ricopre ed esprime inaccettabile arroganza nei confronti del popolo, nel cui nome, ricordo, emette e ha emesso sentenze che diventa legittimo rileggere come viziate da faziosa sinistra partigianeria. Un soggetto simile è un danno per la credibilità dell’intera categoria. È ovvio che vada rimossa dall’ufficio che ricopre. Soprassedere getterebbe una grave ombra di compiacenza sul Csm, ma non solo».

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