Calenda al vetriolo contro l’ospitata di Elena Basile: «Serve la quota Hamas in tv?». E se le prende (anche) con i difensori dei diritti Lgbt+

La frecciata del leader di Azione: «La sua tesi è sostenuta da parte degli stessi che protestano contro i diritti violati delle minoranze o delle donne in Italia»

Anche Carlo Calenda attacca Elena Basile, l’ex diplomatica con grado di “ministra plenipotenziaria” che sta facendo discutere per i suoi interventi televisivi sui cruenti attacchi di Hamas a Israele. «Interessante questo fatto che negli studi televisivi si ritenga di dover invitare qualcuno in “quota Hamas” come scrive oggi Stefano Cappellini (giornalista per la Repubblica, ndr)», scrive il leader di Azione che le dedica un tweet al vetriolo. «Si potrebbe ripetere il formato anche con Mafia, Camorra, Ndrangheta, Isis, Narcos», polemizza. Per poi precisare: «Ovviamente con generica condanna preliminare e poi giù con “sarebbe meglio avere più ostaggi americani” et similia. Sostanziale anche l’invito a fare pace con Hamas, che non vuole la pace ma la cancellazione di ebrei e Israele e che ha appena ucciso mille civili, tra cui 40 bambini in una stanza».


Gli scambi Calenda-Basile

Non ci sono dubbi per Calenda: la presenza di Basile in tv, diventata virale dopo che ieri ha lasciato Piazzapulita a seguito di uno scontro con Corrado Formigli, non è accettabile. Perché, oltre alle sue posizioni politiche sulla strage in corso in Israele, è anche – a suo dire – complice di diffondere «l’antioccidentalismo», come «nel caso No-Vax e Ucraina». Che non scorra buon sangue tra i due, in realtà, non è propriamente una novità. Ieri, la stessa Basile ha scritto in un tweet, attaccando anche il direttore di Open: «Amici mi avvertono che Carlo Calenda e Franco Bechis (chi sarà mai?) mi insultano. Si sono adirati: un ex ambasciatrice non ha venduto l’anima al diavolo come loro e parla onestamente? Fiera di essere servitrice dello Stato non del meschino potere di cui sono poveri schiavi».


La frecciata ai difensori dei diritti

La frase di Basile che più ha fatto discutere e saltare sulla sedia de La7 i giornalisti Aldo Cazzullo e Paolo Mieli (e ora anche Calenda) è stata: «È una brutta notizia che ci siano pochi ostaggi Usa in mano ad Hamas perché se fossero tanti gli Stati Uniti potrebbero avere un ruolo di moderazione». Una visione che Calenda non ha intenzione di farsi andare giù: «Abbiamo appreso che in Italia ci sono tante brave persone disposte a porgere l’altra guancia, purché la guancia sia altrui. Possibilmente ebrea. Ci facciamo schifo da soli. Noi, l’UE, gli americani. Ovviamente la tesi è sostenuta da parte degli stessi che protestano contro i diritti violati delle minoranze o delle donne in Italia», commenta il leader di Azione. Per poi rincarare la polemica: «Qui c’è forse una minuscola contraddizione. Provate a protestare per i diritti delle donne o delle persone LGBTQ dove governa Hamas. Oppure no. Meglio gridare al fascismo dove il fascismo non c’è. È più sicuro».

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