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Blitz della polizia a Coverciano per prendere i cellulari di Tonali e Zaniolo? Il reato vale 500 euro di multa

13 Ottobre 2023 - 11:46 Giampiero Falasca
C’era davvero la necessita di scegliere una modalità di svolgimento di queste attività così visibile e mediatica?

L’arrivo della polizia nel ritiro della Nazionale di Calcio a Coverciano per sequestrare i telefoni cellulari di Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali porta con sé il sapore sgradevole dell’ennesimo caso di giustizia spettacolo. Non c’è dubbio che, se mai fosse provata l’accusa mossa ai due giovani campioni (scommettere sul calcio tramite siti illegali), il loro comportamento sarebbe molto grave, sia dal punto di vista sportivo sia dal punto di vista etico. Sarebbe grave dal punto di vista sportivo perché quella condotta è vietata agli atleti, tanto da essere punita con una sanzione molto dura, la squalifica di almeno 3 anni. E sarebbe grave dal punto di vista etico, perché dei giovani che sembrano avere avuto tutto dalla vita non dovrebbero rifugiarsi nel gioco d’azzardo.

Ma oggi questi ragionamenti sono quanto meno prematuri e, soprattutto, vengono dopo una domanda preliminare: per quale motivo i magistrati inquirenti hanno scelto di mandare una macchina della polizia nel ritiro della Nazionale per notificare l’avviso di garanzia e sequestrare i cellulari dei due giovani? C’era davvero la necessità di scegliere una modalità di svolgimento di queste attività così visibile e mediatica? Si legge sui quotidiani che gli inquirenti hanno accelerato le attività investigative in quanto nel corso della giornata di ieri Fabrizio Corona aveva diffuso la notizia delle indagini e si temeva ci fosse un inquinamento delle prove.

Già pensare che i tempi delle indagini vadano dietro al gossip ci fa venire la pelle d’oca. Ma anche senza considerare questo aspetto, resta il dubbio che non ci sarebbe stata la stessa tempestività se, invece dei due affermati campioni, al centro dell’indagine ci fossero stati dei comuni cittadini. Il reato di cui sono accusati Tonali e Zaniolo – fermo restando che quel comportamento sarebbe gravissimo, si ripete, dal punto di visto sportivo – nel codice penale è punito con una pena molto lieve (un’ammenda di poche centinaia di euro). È difficile credere che per un reato del genere la polizia sarebbe corsa sul posto di lavoro di due impiegati con la fretta che hanno avuto ieri gli inquirenti: una tempestività che potrebbe essere stata generata dalla voglia, anche inconscia, di incamerare l’indotto di popolarità – prime pagine di tutti i giornali, migliaia di click sui siti d’informazione – che l’inchiesta ha conseguito grazie alla presenza di due campioni affermati come Zaniolo e Tonali.

Per questo motivo la foto della macchina fuori Coverciano dovrebbe diventare il simbolo di come non andrebbe amministrata la giustizia. Le inchieste spettacolo sono un pericolo per tutti: danneggiano i diritti degli indagati, sovvertono la gerarchia dell’azione penale (viene data priorità alle vicende che danno maggiore visibilità, lasciando in secondo piano temi di maggiore importanza e allarme sociale) e producono verdetti di colpevolezza mediatici che prescindono dal reale accertamento dei fatti.
Quella macchina parcheggiata fuori Coverciano ha prodotto una sanzione mediatica sulla testa di Tonali e Zaniolo che sarà quasi irreversibile: anche se le indagini non dovessero portare a nulla, per anni i due calciatori saranno inseguiti dalla “presunzione di colpevolezza” che i fatti di ieri hanno messo sulle loro spalle. Siamo sicuri che è il modello di giustizia che vogliamo si affermi nel nostro sistema democratico?

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