Insulta i clienti ma l’ambiente di lavoro è stressante: così il giudice reintegra un bancario a Cremona

Il tribunale: «La banca sapeva del suo malessere lì dentro». Sarà risarcito con 16 mesi di stipendio

Nel 2022 il cassiere di una banca di Cremona è stato licenziato per aver trattato male i clienti più volte. Oltre a molteplici testimonianze, nel 2021 un episodio venne ripreso dalle telecamere della struttura: il dipendente aveva prima alzato la voce contro un cliente che gli aveva chiesto se gli era stato accreditato lo stipendio e poi lo aveva spinto verso l’uscita strattonandolo. Neanche un mese dopo è tornato ad alzare la voce con altre persone. Ora, però, il Tribunale di Cremona ha annullato il licenziamento e per lui ha previsto anche un risarcimento di 16 mesi di stipendio perché lavorava in un ambiente «stressogeno», aveva già segnalato il proprio malessere ai vertici e poco prima aveva fatto causa per demansionamento.


«La banca sapeva del suo malessere»

«Al lavoratore va sicuramente rimproverato di non aver saputo esercitare il dovuto autocontrollo manifestando all’esterno il proprio malessere in circostanze che richiedevano altro comportamento. Tale mancanza, però, si ritiene non possa integrare la giusta causa di licenziamento o il giustificato motivo soggettivo», ha scritto il giudice, citato dall’edizione milanese del Corriere della Sera. Il cassiere quando è stato licenziato aveva 28 anni di anzianità. «Si tratta di un’ordinanza molto importante perché, sul solco tracciato dalla Cassazione in materia di stress lavorativo, per la prima volta riconosce che i comportamenti “reattivi” oggetto di contestazione disciplinare possono trovare spiegazione nelle condizioni stressogene a cui sono sottoposti i dipendenti», commenta l’avvocato dell’uomo, Domenico Tambasco.


La disfunzione organizzativa

«La disfunzione organizzativa – aggiunge – può, in determinate situazioni, giustificare quindi la condotta individuale». Inoltre, per il giudice non ci sono dubbi: la banca era consapevole delle condizioni in cui versava il lavoratore. Tanto che in una mail risalente alla pandemia lui stesso fece presente che si trovava «costretto a contenere l’umore dei clienti della filiale. E a subire qualsiasi tipo di insolenza e vessazione verbale. Senza la possibilità di fare alcuna pausa di recupero di energia psicofisica».

Foto di copertina da archivio

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