No! Questo video non dimostra che il World Economic Forum vuole «distruggere la famiglia tradizionale»

La protagonista della clip non fa parte del Wef, ma dell’organizzazione GLAAD, «focalizzata sulla difesa della comunità LGBTQ e sul cambiamento culturale»

Nuove accuse al World Economic Forum, storico bersaglio di nutrite teorie del complotto che circolano sul web. Anche questa volta, l’imputazione è conosciuta: secondo alcuni post in circolazione, «il World Economic Forum è dietro l’agenda della lobby LGBTQ+, che mira a distruggere la famiglia tradizionale e incoraggiare la sterilizzazione tra i giovani». A sostegno della tesi, si cita un «membro del World Economic Forum». Ovvero Sarah Kate Ellis, che avrebbe affermato: «Lavoriamo con la stampa, i governi, gli sportivi, i leader religiosi, gli attivisti ecc. per attuare la nostra politica».

Per chi ha fretta:

  • Ancora una volta il Wef è stato dipinto come il nemico supremo della famiglia tradizionale: in questo caso a supporto della tesi si condivide una breve clip in cui una speaker parla a un panel del World Economic Forum
  • In realtà la protagonista del video non fa parte del Wef, ma dell’organizzazione GLAAD, «focalizzata sulla difesa della comunità LGBTQ e sul cambiamento culturale»
  • Nel momento incriminato non stava dettando l’agenda dissoluta del Wef per «distruggere la famiglia tradizionale», ma presentando il lavoro che quotidianamente svolge con l’organizzazione

Analisi

Ecco un esempio della condivisione sopracitata sul World Economic Forum e la presunta agenda LGBTQ+:

Il World Economic Forum è dietro l’agenda della lobby LGBT, che mira a distruggere la famiglia tradizionale e incoraggiare la sterilizzazione tra i giovani.
“Lavoriamo con la stampa, i governi, gli sportivi, i leader religiosi, gli attivisti, ecc. per attuare la nostra politica”, ha affermato Sarah Kate Ellis, membro del World Economic Forum.

World Economic Forum: il Davos Annual Meeting del 2022

Come vediamo, il post sembra essere lo screenshot di un messaggio, che a sua volta riguarda un video di 17 secondi (come vediamo in alto a sinistra). Ma da dove viene questa clip? In realtà, da un filmato decisamente più lungo, della durata di oltre 46 minuti. Lo troviamo sul sito del World Economic Forum, condiviso il 24 maggio 2022 con il titolo: Davos Annual Meeting 2022 – Driving LGBTQI+ Resilience through Equity – Original.

In quell’occasione, e senza alcun mistero, scopriamo anche la vera identità di Sarah Kate Ellis: quella di presidente e amministratrice delegata di GLAAD, ovvero «un’organizzazione senza scopo di lucro focalizzata sulla difesa della comunità LGBTQ e sul cambiamento culturale». Sul loro sito leggiamo anche che:

GLAAD lavora per garantire una rappresentanza equa, accurata e inclusiva e crea programmi nazionali e locali che promuovono l’accettazione LGBTQ. Fungendo da narratore, forza mediatica, risorsa e sostenitore, GLAAD affronta questioni difficili e provoca il dialogo in modo che le autentiche storie LGBTQ siano viste, ascoltate e attualizzate. GLAAD si impegna a proteggere tutto ciò che è stato realizzato e contribuisce a creare un mondo in cui tutti possano vivere la vita che amano.

A distanza di pochi giorni dalla data del meeting citato, hanno raccontato cosa accadde nella scena estrapolata e condivisa sui social:

Il World Economic Forum ha presentato un panel al Centro Congressi dal titolo “Driving LGBTQI+ Resilience through Equity”. Sarah Kate Ellis, Presidente e CEO di GLAAD,  ha moderato il panel che ha visto la partecipazione di: Asha Kharga , Vicepresidente esecutivo, Brand & Customer Experience, Mahindra Group, Presidente del Gender Diversity Council di Mahindra; Amit Paley, CEO di The Trevor Project; Christiana Riley, membro del consiglio di amministrazione, amministratore delegato, Americhe, Deutsche Bank; e Sander Van’t Noordende, amministratore delegato e presidente del consiglio di amministrazione di Randstad. 

E ancora: «Sarah Kate Ellis ha aperto il panel discutendo della criminalizzazione delle persone LGBTQ, della legislazione anti-LGBTQ negli Stati Uniti e della violenza che la comunità deve affrontare a livello globale». Dunque, nel momento incriminato non stava dettando l’agenda dissoluta del Wef per «distruggere la famiglia tradizionale», ma presentando il lavoro che quotidianamente svolge con l’organizzazione.

Conclusioni

Ancora una volta il Wef è stato dipinto come il nemico supremo della famiglia tradizionale: in questo caso a supporto della tesi si condivide una breve clip in cui una speaker parla a un panel del World Economic Forum. In realtà la protagonista del video non fa parte del Wef, ma dell’organizzazione GLAAD, «focalizzata sulla difesa della comunità LGBTQ e sul cambiamento culturale». Nel momento incriminato non stava dettando l’agenda dissoluta del Wef per «distruggere la famiglia tradizionale», ma presentando il lavoro che quotidianamente svolge con l’organizzazione.

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