Israele prepara l’offensiva di terra, Netanyahu: «Sconfiggeremo quei mostri assetati di sangue». L’Onu: «Gaza verso l’abisso»

Prima riunione dell’esecutivo di unità nazionale a Tel Aviv. E l’Idf conferma: gli ostaggi prigionieri a Gaza sono 126

Israele si prepara a lanciare l’attesa offensiva di terra dentro la Striscia di Gaza, a 8 giorni dalla strage compiuta da Hamas nel sud del Paese. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken è ancora nella regione per tentare di circoscrivere il conflitto ed evitare un disastro umanitario (oggi ha incontrato in Arabia Saudita il principe ereditario Mohammed bin Salman), mentre nella Striscia la popolazione civile è stretta tra i bombardamenti dell’Idf e l’invito ad abbandonare quanto prima l’area nord. Ragioni per le quali l’offensiva terrestre potrebbe slittare ancora di qualche giorno. Nel frattempo a Tel Aviv si è tenuta oggi la prima riunione del governo di unità nazionale varato in settimana per gestire lo stato di guerra, con la “cooptazione” nell’esecutivo dell’ex capo di Stato maggiore Benny Gantz e di altri politici sino a pochi giorni fa all’opposizione come Gideon Saar e Cadi Eizenkot. «Smantelleremo Hamas», ha promesso Benjamin Netanyahu parlando all’inizio della riunione, preceduta da un solenne minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’attacco terroristico. «Stiamo lavorando senza sosta, come una squadra e un fronte unito. L’unità tra di noi invia un chiaro messaggio alla nazionale, al nemico e al mondo», ha detto ancora il premier israeliano, che ha ribadito come «i nostri splendidi soldati al fronte sanno che l’intera nazione è con loro, e sono pronti a entrare in azione in qualsiasi momento per sconfiggere quei mostri assetati di sangue che hanno tentato di distruggerci».


Il bilancio delle vittime e degli ostaggi a Gaza

Gaza sta essendo «spinta in un abisso», ha detto l’Onu alla Bbc, mentre il ministero della Sanità palestinese ha aggiornato le stime dei morti e dei feriti nell’ultima settimana. Il numero delle vittime a Gaza e in Cisgiordania è salito a 2.384, mentre i feriti sono 10.250. In mattinata, l’ospedale anglicano Arab Ahli, a Gaza, è stato colpito da alcuni missili israeliani. A darne l’annuncio è l’arcivescovo anglicano di Gerusalemme, Hosem Naoum, che precisa: «due piani sono stati danneggiati e 4 persone sono rimaste ferite. La sala ecografie e mammografie è stata danneggiata». Tra le vittime degli attacchi aerei di questa mattina c’è anche Billal Al Kedra, il comandante di Hamas nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza. Secondo l’esercito israeliano sarebbe lui il responsabile dell’uccisione di massa di civili nel kibbutz di Nirim, nel sud di Israele, sabato scorso. Nella Striscia, sono d’altra parte 126 gli ostaggi israeliani e di altre nazionalità, ha confermato questa mattina l’Esercito israeliani. Secondo Hamas, 13 ostaggi sarebbero rimasti uccisi nei giorni scorsi dai raid aerei israeliani, compresi alcuni stranieri. Secondo la Reuters, sarebbero almeno 279 i soldati israeliani morti dal 7 ottobre, mentre il numero complessivo delle vittime nel Paese è di oltre 1.300.


L’attesa per l’intervento di terra

Gli Stati Uniti, secondo quanto apprende AFP, evacueranno i propri cittadini da Israele lunedì, via mare. Israele avvierà «operazioni militari significative» solo una volta che i civili avranno lasciato Gaza, ha detto alla CNN il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF). «La cosa importante su cui concentrarsi è che inizieremo operazioni militari significative solo quando vedremo che i civili avranno lasciato l’area», ha detto il tenente colonnello Jonathan Conricus. «È davvero importante che la gente a Gaza sappia che siamo stati molto, molto generosi con il tempo. Abbiamo dato ampio preavviso, più di 25 ore». Intanto inizia lo sgombero della città di Sderot, situata a ridosso della striscia, che è stata teatro di attacchi di Hamas e che è stata colpita ripetutamente dai lanci di razzi. «Non è questo il momento di restare in città», ha detto il sindaco Allon Davidi. La città conta 30mila abitanti che avranno diritto di soggiornare in pensioni a spese dello Stato in luoghi più sicuri di Israele. Secondo i media, l’evacuazione non è obbligatoria e chi lo ritiene opportuno può restare nella propria abitazione. Nel frattempo, stamane un missile anticarro è stato lanciato contro il moshav Shtula, nel nord di Israele, dal confine libanese. L’IDF sta colpendo obiettivi nel sud del Libano, da dove sarebbe partito l’attacco.

Nella Striscia di Gaza si beve acqua salata

Nel frattempo, continua l’esodo dei civili verso sud, in molti scappano da Gaza City, nonostante gli appelli di Hamas a restare. La nuova fase, annunciano i portavoce delle forze armate, è imminente. I comandanti di Hamas e della Jihad Islamica hanno bersagliato ieri con i razzi le città israeliane, fino a un lancio più massiccio su Tel Aviv alle 9 di sera. La Striscia continua a rimanere senza elettricità e sulla costa i blackout hanno fatto saltare il sistema di desalinizzazione. In pratica nei rubinetti esce l’acqua di mare. I morti palestinesi sono oltre 2000, tra civili e combattenti. Ieri l’emittente inglese Bbc ha verificato e confermato quello che sembra esser un bombardamento israeliano su un convoglio in fuga: l’impatto, non filmato, ha provocato 70 morti. L’esercito israeliano bolla come una menzogna di Hamas la vicenda.

L’avvertimento dell’Iran

L’Iran ha inviato stanotte un messaggio a Israele tramite l’inviato Onu in Medio Oriente spiegando che non vuole un’ulteriore escalation e che dovrà intervenire se l’operazione israeliana a Gaza continua. Lo riporta in esclusiva il sito Axios, citando due fonti diplomatiche a conoscenza della situazione. «La responsabilità (della continuazione degli attacchi israeliani) spetta alle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza e agli Stati che stanno portando il Consiglio verso un vicolo cieco», ha aggiunto la missione iraniana. In mattinata, l’avvertimento di Teheran si fa più concreto: se Israele invade Gaza, ammonisce il governo iraniano, «nessuno può garantire il controllo della situazione».

La posizione della Cina

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha avuto ieri un colloquio telefonico con l’omologo saudita Faisal bin Farhan Al Saud sulla crisi in Medio Oriente, rilevando che che le azioni di Israele «sono andate oltre l’ambito dell’autodifesa». Mentre Tel Aviv «dovrebbe ascoltare seriamente gli appelli della comunità internazionale e del Segretario generale dell’Onu sullo stop alle punizioni collettive del popolo di Gaza». Entrambi, ha riferito una nota della diplomazia di Pechino diffusa oggi, «hanno espresso preoccupazione per la situazione in Israele e Gaza». Tutte le parti, ha aggiunto Wang, «non dovrebbero intraprendere alcuna azione per aggravare la situazione e dovrebbero tornare al tavolo delle trattative il prima possibile», avendo come priorità assoluta ogni sforzo per garantire la sicurezza dei civili, per aprire canali di soccorso umanitario il prima e per salvaguardare i bisogni fondamentali della popolazione di Gaza. «La Cina ritiene che l’ingiustizia storica contro la Palestina duri da più di mezzo secolo e che non possa continuare: tutti i paesi amanti della pace e della giustizia dovrebbero parlare apertamente e chiedere l’attuazione della ‘soluzione dei due Stati’ il prima possibile», ha notato il capo della diplomazia cinese, assicurando che Pechino «è disposta a collaborare con l’Arabia Saudita e gli altri Paesi arabi per continuare a sostenere la giusta causa palestinese e per raggiungere una soluzione globale, giusta e duratura». Faisal, ha detto che l’Arabia Saudita «condanna tutti gli attacchi contro i civili e si oppone al trasferimento forzato da parte di Israele dei residenti di Gaza al di fuori della regione», sollecitando una rete di aiuti umanitari e assicurando che l’Arabia Saudita è disposta a collaborare con la Cina «affinché tutte le parti rispettino il diritto internazionale umanitario a tutela dei civili dai danni e nel rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza sulla questione palestinese».

Come sarà l’operazione finale

Ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo aver visitato i luoghi del massacro nel Sud di Israele, i kibbutz di Beeri e di Kfar Aza, ha inoltre incontrato i combattenti sul campo, fra cui il comandante della brigata dei paracadutisti. Ai militari ha detto: «Preparatevi per ciò che sta per accadere». Mentre su X il portavoce militare dell’Idf Daniel Hagari, ha detto di esser pronti a «espandere l’offensiva» attraverso un «largo ventaglio di piani operativi» che includono attacchi dall’aria, dal mare e da terra. Il Comando Centrale degli Stati Uniti ha affermato sui social media che aerei A-10, velivoli di supporto per l’ attacco al suolo, si uniranno presto agli F-15 già nell’area. A riportarlo la Cnn.

I leader di Hamas incitano i cittadini a rimanere mentre loro stanno a Doha

Ismail Hanyeh, uno dei vertici di Hamas, che vive in Qatar, chiede «niente allontanamenti dentro la Striscia né esilio in Egitto». Un altro capo fondamentalista, anche lui da Doha, ha affermato ieri alla rivista americana New Yorker che l’organizzazione è «disposta a liberare gli ostaggi», se Israele ferma la campagna militare.

(foto ANSA/EPA/MOHAMMED SABER)

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