La rivelazione in tv di Bernard-Henri Levy: «Qualcuno dava istruzioni in russo ai terroristi di Hamas, lo prova un audio dell’attacco»

Il filosofo francese appena rientrato da Israele rivela a “In Mezz’Ora”: «Alti funzionari a Tel Aviv hanno tra le mani il documento, che indicherebbe un’alleanza tra dittatori dietro l’assalto»

A dare ordini e indicazioni ai tagliagole di Hamas che sabato 7 ottobre hanno fatto strage di civili israeliani nel sud del Paese ci sarebbe stato anche qualcuno di russo. È quanto emergerebbe da un documento audio registrato nei momenti del massacro e ora in possesso degli alti funzionari israeliani, nel quale – tra le esortazioni in arabo – si sentirebbero anche ordini pronunciati in russo. È quanto ha rivelato oggi in diretta tv Bernard-Henri Levy, intellettuale e filosofo francese appena rientrato da una missione in Israele per raccontare quanto sta accadendo in quella regione. «Ho sentito al confine con Gaza una registrazione fatta da un responsabile della sicurezza di uno dei villaggi attaccati, in cui tra le imprecazioni classiche dei kamikaze palestinesi si sentono degli ordini dati in russo», ha riferito Levy a Monica Maggioni e al pubblico di In Mezz’ora su Rai 3. «Se sarà resa o pubblica o no, questo non lo so, ma esiste». Un indizio del possibile coinvolgimento della Russia – ad un livello tutto da stabilire – nella pianificazione ed esecuzione del più grave attacco ad Israele dalla sua fondazione. Ciò che sappiamo per certo finora, ha ricordato il filosofo francese, è che «riunioni ad alto livello tra la diplomazia russa e i vertici politici di Hamas si sono svolte negli ultimi 10-11 mesi». Ma l’audio in questione indicherebbe qualcosa di più, e di più inquietante: ossia, per dirla con Levy, che dietro l’operazione terroristica di Hamas – preparata certamente per lunghi mesi e con appoggi esteri – ci possa essere una vera e propria «alleanza di dittatori», comprendente l’Iran e il Qatar, la Siria ed Hezbollah, sino alla stessa Russia di Vladimir Putin. Ipotesi, scenari geopolitici globali da incubo.


Le “altre” vittime di Hamas: gli ucraini e i palestinesi

Ciò che è certo, a proposito di scenari globali, per Levy è che, dopo gli israeliani massacrati, la seconda vittima, indiretta, dell’agguato di Hamas sia il popolo ucraino, che «sta per affondare nell’oblio». La ragione è duplice: da un lato, da sabato scorso si parla molto meno di Ucraina: «dovesse accadere una nuova Bakhmut o una nuova Mariupol qui in Francia o in Italia se ne parlerebbe appena». Dall’altro lato, l’attenzione politica e militare degli Usa e dell’Occidente si sta spostando in termini molto concreti: «A Washington si ragiona sul fatto che le risorse americane non sono infinite. E gli aiuti che gli Usa ora daranno, e devono dare a Israele, significano meno aiuti all’Ucraina». Quanto al destino del popolo palestinese, il giudizio di Levy è tetro: «C’è stato un tempo in cui avevano una leadership interessata ad avanzare le loro aspirazioni. Male o bene a seconda dei giudizi. Oggi non più. Hamas oggi non ha più nulla a che vedere con l’aspirazione nazionale palestinese: il suo unico obiettivo è distruggere Israele e uccidere quanti più ebrei possibili nel mondo». Non che sia un’evoluzione recente, peraltro, ricorda il filosofo: «È così fin dall’inizio, sta tutto scritto nella sua carta fondativa: il suo obiettivo non è la pace, ma la pulizia etnica degli ebrei dal Medio Oriente. Ma la prova di unità che sta dando Israele dopo l’attacco, e che ho visto coi miei occhi in questi giorni, è straordinaria».


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