Enrica Massone: la finta dottoressa che è riuscita a farsi assumere all’ospedale di Bordighera nonostante la condanna

Si è accreditata anche come amministratrice di sostegno di anziani. E su un sito internet offriva consulenze a pagamento

Enrica Massone su Internet si definisce Dottoressa in Medicina Interna. Sostiene di occuparsi di «apparato circolatorio, cardio-vascolare, digerente, reni» e altro. Ma della sua iscrizione all’Ordine di appartenenza non c’è traccia. Torinese, 56 anni, non ha nemmeno un diploma. Anche se davanti al tribunale ha sostenuto di essere «un medico esperto». I giudici però l’hanno condannata lo stesso a 4 anni di reclusione in primo grado. «Attualmente ho la qualifica di direttore sanitario di un Rsa di Recco in Liguria», ha sostenuto lei in udienza. La sentenza dice altro: «L’imputata ha conseguito soltanto la licenza media inferiore». Ma lei, racconta oggi La Stampa, si è presentata a una cooperativa che fornisce personale all’ospedale di Bordighera per prendere servizio come “gettonista” al punto di primo intervento.


La storia

La storia di Massone comincia così con tre turni agli inizi di settembre. Poi qualcuno si è accorto che qualcosa non tornava. Perché lei ha dichiarato di essersi laureata in un’autocertificazione. Con rimando all’università Bicocca di Milano. Il direttore del Dipartimento governo clinico e servizi ha segnalato la vicenda ai vertici della Asl 1 di Imperia. Da qui è partito un esposto finito sul tavolo della procura che ha aperto un’inchiesta per falso ideologico a breve verosimilmente integrato da ulteriori contestazioni di truffa ed esercizio abusivo della professione. Massone, spiega il quotidiano, si era fatta assumere dalla cooperativa Igea che fornisce personale sanitario alla Gmw, la società che dal primo agosto gestisce il punto di primo intervento del presidio ospedaliero Di Bordighera. E che, dal prossimo gennaio, prenderà in carico tutta la struttura.


I precedenti

E non è nemmeno la prima volta: quattro mesi fa, a Torino, in altro procedimento giudiziario, è emerso come fosse riuscita – nonostante una corposa sfilza di precedenti penali e di polizia – ad accreditarsi presso il tribunale (sezione “Volontaria Giurisdizione) come «amministratrice di sostegno» di due anziani. Salvo poi raggirarli: «Sono figlia di un magistrato, ho entrature a Palazzo di Giustizia e sono sposata con un dirigente della Digos», sosteneva. E su un sito offriva consulenze mediche. Ma non gratis: il costo era di 63 centesimi al minuto.

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