Scommesse, le chat e le intercettazioni: altri giocatori coinvolti. Il terapeuta: «Troppi soldi, non sanno gestirli»

Gli omissis degli interrogatori. Il fascicolo d’indagine che risale al 2022. La rete delle bische dalla Lombardia al Montenegro

Ci sono le chat nei telefonini dei calciatori. E le intercettazioni dei dialoghi tra gli indagati. Ma anche gli omissis degli interrogatori. Come quello di Nicolò Fagioli, che reca «lunghe parti cancellate». Per questo la vicenda delle scommesse illegali dei calciatori potrebbe allargarsi a breve. E toccare una decina di giocatori e una trentina di tesserati in totale. Mentre il caso di Sandro Tonali, che ha ammesso anche puntate sul Milan, potrebbe non essere isolato. D’altro canto, spiega oggi il Corriere della Sera, il fascicolo d’indagine numero 12.793 è stato iscritto nel 2022. Anche se i calciatori non sono al centro dell’indagine della pm Manuela Pedrotta. Che di solito si occupa di reati di mafia e sta seguendo la pista degli scommettitori per trovare il banco.


Nicolò Fagioli alias XFarenz

Ieri Fagioli dopo la pubblicazione della sua confessione ha provato a smentire gli articoli dei giornali con un post su Instagram. Oggi il quotidiano racconta i dettagli del suo interrogatorio, che risale al 23 giugno scorso. Agli atti c’è lo strano furto di un iPhone nell’estate 2022. Mentre il centrocampista ha spiegato che se in campo il suo soprannome è “Fagio”, sulla piattaforma Treema aveva scelto il nickname di XFarenz e XFarenzo!. Per coltivare la convinzione di essere irrintracciabile. «Le ricevute delle singole giocate pervenivano sul mio cellulare da parte del referente della piattaforma, legale o illegale. Mi arrivavano tramite un’app Treema, che, per quanto mi avevano detto, garantiva al mittente la riservatezza nelle trasmissioni». Il capitolo guadagni è rapido: «Non ho mai percepito un euro perché un’eventuale vincita andava a compensare i debiti».


Le scommesse su falli e ammonizioni

Fagioli dice che non ha mai scommesso su falli e ammonizioni: Alla procura federale di Giuseppe Chiné ha detto di aver scommesso «su Torino-Milan del 30 ottobre 2022. Si è trattato di una scommessa live. In quell’occasione puntai sul pareggio o sulla vittoria del Milan. Persi perché finì 2-1 per il Torino». Poi ha giocato «sulle partite di Champions Porto-Atletico e Real Madrid-lnter ho scommesso che avrebbero segnato meno di 3 o 4 gol. La mia scommessa tipo era sulla vincente e/o su under-over. Non ho mai scommesso sul nome del marcatore o sul risultato esatto». Di solito sono questi gli indizi delle frodi sportive. La Stampa invece racconta oggi la rete delle bische che fa parte dell’indagine principale. Le piattaforme si trovano tra Lombardia e Montenegro. Gli indirizzi web emersi durante gli interrogatori sono tanti. Betart, Betar.bet, Specialbet.bet, Bullbet23.com.

La rete delle bische

E poi: Swissbet operante in provincia di Como e Icebet. Il meccanismo funziona così: ai clienti appena accalappiati si garantisce un primo credito, di solito esiguo. Il pollo gioca e finisce sempre più spennato. Per questo quando vince non riscuote. A un certo punto, quando l’indebitamento raggiunge una certa soglia, arrivano le minacce. «Ti spezziamo le gambe», hanno detto a Fagioli che comunque ha accumulato debiti per quasi 3 milioni di euro. Intanto ieri Fabrizio Corona, dopo l’ospitata in Rai, ha fatto i nomi di altri tre calciatori presuntamente coinvolti nel giro. Il laziale Nicolò Casale e il romanista Stephan El Shaarawy hanno smentito minacciando querele. Il terzo è Federico Gatti, 25 anni, difensore della Juventus. Il cui nome è già comparso nell’interrogatorio di Fagioli: il centrocampista ha detto di aver chiesto un prestito di 40 mila euro al difensore, non ancora restituito.

«Troppi soldi, non sanno gestirli»

Intanto il terapeuta di Fagioli Paolo Jarre in un’intervista a La Stampa dice che i calciatori hanno troppi soldi e non sanno come gestirli. «Parliamo di giovani, maschi (i maschi da sempre azzardano di più), con parecchia disponibilità economica e contemporaneamente con un’attitudine al risparmio e all’uso oculato del denaro molto limitata». Secondo il dottore «i fattori di rischio sono molti. Sicuramente i soldi e un livello d’istruzione medio basso. Poi c’è un altro aspetto: il loro mondo li pone in una situazione di prossimità con le scommesse sportive. Se ne parla continuamente. E sono ragazzi che molto spesso non hanno gli strumenti per affrontare certe tentazioni. I più sono andati via di casa giovanissimi, affidati alle strutture delle società sportive che, va da sé, non hanno la valenza educativa paragonabile a quella di una famiglia».

I soldi spalmati negli anni

Jarre suggerisce una soluzione per le società: i soldi degli sportivi dovrebbero essere “spalmati” negli anni per evitare la disponibilità eccessiva in gioventù. Jarre spiega che quando si gioca «a livello psicologico e neurologico accade qualcosa di sovrapponibile al consumo di droga. Cercano la gratificazione forte, immediata. La complessità delle scommesse, in fondo, punta a questo». Mentre «da 10 anni la comunità scientifica ha messo il disturbo del gioco d’azzardo nello stesso capitolo della dipendenza da sostanze». I calciatori dicono infatti che l’emulazione incide. Ma secondo Jarre «il problema è culturale. Negli ultimi 25 anni in Italia c’è stata un’espansione pazzesca di consumo del gioco d’azzardo. Soprattutto legale. Giocare soldi non è più un disvalore. Non è più un qualcosa di negativo». Il fenomeno si argina con la giustizia sportiva. E con la rieducazione: «Ecco, questo credo sia un primo passo importante».

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