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Harvard, Falluja e la guerra all’Isis: chi è James Glynn, il generale Usa arrivato in Israele per frenare l’attacco a Gaza

Gli obiettivi e la carriera del comandante dei Marines che, insieme a un numero selezionato di militari, è volato in Israele per assistere l’esercito sui piani nella Striscia

L’asso nella manica di Joe Biden in Medio Oriente ha il volto scavato di un generale che ha mosso i primi passi da militare nei duri campi di esercitazione del deserto delle Hawaii mentre l’America dichiarava guerra a Saddam Hussein. James Glynn, due figli e un master in management ad Harvard, è il comandante dei Marines che, insieme a un numero selezionato di militari, è volato in Israele per assistere l’esercito sui piani di attacco a Gaza. La squadra – scrive il sito Axios – non sarà coinvolta direttamente nelle operazioni e lascerà il Paese quando (e se) partiranno gli attacchi via terra delle Forze di difesa israeliane. «Ci sono pochi militari americani con esperienza rilevante che possono condividere la loro prospettiva e porre domande difficili. Le stesse domande difficili che abbiamo posto alle nostre controparti israeliane fin dall’inizio», ha detto il portavoce della Casa Bianca John Kirby durante un incontro con la stampa lunedì 23 ottobre.


Secondo quanto riporta l’Associated Press, parte della consulenza di Glynn e della sua squadra è rivolta a «mitigare le vittime civili in un’operazione di terra». Un altro segnale concreto della complicata strategia americana portata avanti da Joe Biden per convincere il governo israeliano a rinunciare a un attacco che condurrebbe alla morte di migliaia di innocenti e a un probabile allargamento internazionale del conflitto. È stato il segretario di Stato Antony Blinken in un’intervista con l’emittente televisiva CBS a chiarire che l’amministrazione sta lavorando a stretto contatto con Israele sulla strategia contro Gaza, con un punto fermo: assicurarsi che i civili palestinesi siano protetti il più possibile dal fuoco incrociato di Hamas.


La carriera di Glynn in Iraq

A lungo comandante delle operazioni speciali dei Marines, la carriera Glynn è tutta sul campo di battaglia iracheno, dove è protagonista di una delle battaglie più sanguinose del conflitto: quella di Falluja, che nel novembre 2004 costò la vita a centinaia di civili, 95 soldati americani, distruggendo quasi completamente la città. L’esito disastroso della guerra in Iraq riecheggia ancora nelle stanze del potere americano, che – come ha dichiarato Joe Biden – non vuole ripetere gli errori del passato. Se c’è un obiettivo che Glynn ha portato a termine con successo è stata la lotta contro lo Stato Islamico in Iraq, o, per usare le sue parole, «il male Isis» e la sua «malvagia ideologia terroristica». Uno dei punti della strategia portata avanti dal comandante – memore del disastro di Falluja – è stata quella di centrare chirurgicamente il nemico proteggendo il più possibile i civili. In un’audizione alla Commissione per le forze armate del Senato americano del 28 aprile del 2021, il generale la spiegava così: «I nostri sforzi di innovazione devono essere incentrati sulle competenze, la formazione, le attrezzature e una profonda comprensione dell’ambiente».

Sebbene l’impegno dell’amministrazione americana sia rivolto a frenare l’escalation militare, Biden ha progressivamente consolidato la presenza americana in Medio Oriente. Domenica il Pentagono ha annunciato l’invio di missili patriot e di un sistema di difesa antimissile ad alta quota, che si andranno ad aggiungere alle due portaerei nel Mediterraneo orientale in risposta ai numerosi tentativi di attacco con missili e droni di basi americane in Iraq. «Continueremo a fare ciò che è necessario per proteggere le nostre forze e prendere tutte le misure necessarie», ha dichiarato il responsabile stampa del Pentagono Pat Ryder, chiarendo che al di là delle ambizioni di pace di Joe Biden c’è una certezza: «Nessuno vuole vedere un conflitto regionale più ampio. Non esiteremo a proteggere le nostre forze».

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