Hamas vola a Mosca. «Abbiamo parlato degli ostaggi». Ucciso il vice capo dell’intelligence della milizia terroristica: Shadi Barud

Il portavoce dell’ala militare di Hamas, Brigate al Qassam: «A Gaza i bombardamenti israeliani hanno ucciso 50 ostaggi»

Hamas e Mosca si incontrano dal vivo. Una delegazione dell’organizzazione terroristica ha avuto alcuni colloqui con il Cremlino. Non hanno però incontrato Vladimir Putin. A renderlo pubblico è la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. Nel gruppo sarebbe presente il numero due Abu Marzouk, vice-presidente politico della formazione. La Russia avrebbe discusso nel corso dell’incontro della liberazione degli ostaggi e dell’evacuazione dei russi dalla Striscia di Gaza. Lo ha riferito alla Tass il ministero degli Esteri russo. Intanto il portavoce dell’ala militare di Hamas, Brigate al Qassam, Abu Obeida, ha detto su Telegram che durante gli attacchi israeliani alla Striscia sono stati uccisi circa 50 ostaggi a Gaza. «Hamas è un’organizzazione terroristica peggiore dell’Isis. Israele condanna l’invito di rappresentanti di Hamas a Mosca», considerandolo «un atto di sostegno al terrorismo che legittima le atrocità dei terroristi di Hamas. Chiediamo al governo russo di espellere immediatamente i terroristi di Hamas» dal suo territorio. A scriverlo su X il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Lior Haiat


Ucciso il vice capo dell’intelligence di Hamas Shadi Barud

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno affermato di aver ucciso oggi in un attacco sulla Striscia di Gaza il vice capo dell’intelligence di Hamas, Shadi Barud. Lo riporta il Times of Israel. Per l’Idf Barud ha pianificato gli attacchi terroristici del 7 ottobre nel sud di Israele insieme al leader di Hamas Yahya Sinwar. Barud aveva precedentemente servito come comandante di battaglione nell’area di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. «È stato anche responsabile della pianificazione di numerosi attacchi terroristici contro civili israeliani», ha aggiunto l’Idf, che ha pubblicato un video con l’attacco aereo in cui sarebbe stato neutralizzato il terrorista.


La situazione

Stamattina le forze di fanteria e i mezzi blindati israeliani hanno condotto un’incursione terrestre nel settore nord di Gaza che, dichiara il portavoce militare Daniel Hagari, «rientra nei nostri preparativi per la prossima fase della guerra». L’operazione è durata alcune ore, nel corso delle quali i militari «hanno ucciso terroristi, e distrutto infrastrutture terroristiche di Hamas. Hanno disinnescato ordigni, e neutralizzato imboscate. Il tutto per preparare il terreno alle prossime fasi della guerra». Una volta conclusa l’incursione, i militari avrebbero lasciato l’area «senza aver subito vittime». Gli obiettivi di Hamas colpiti nelle ultime 24 ore, al contrario, sarebbero stati oltre 250. Centrati infrastrutture, centri operativi di comando, imbocchi di tunnel e postazioni di lancio dei razzi «piazzati nel cuore di aree civili». Inoltre, la marina israeliana ha colpito una postazione di lancio di missili di superfice nell’area di Khan Younis, nel sud della Striscia. La postazione – ha spiegato l’esercito – era adiacente ad una moschea e un asilo nido. Il che costituirebbe «un’ulteriore prova che Hamas usa deliberatamente luoghi civili a fini terroristici». Intanto è stato aggiornato il numero degli ostaggi ancora in mano di Hamas a Gaza, che secondo Hagari sarebbe salito a 224. Il portavoce militare ha inoltre spiegato che Israele compie un vasto sforzo operativo e di intelligence per continuare ad acquisire nuove informazioni sulla loro sorte, sottolineando che la loro liberazione ha la «massima priorità».

Onu: «A Gaza nessun luogo è sicuro»

L’Onu ha affermato che «nessun luogo è sicuro» a Gaza tra i bombardamenti israeliani. In un comunicato la coordinatrice degli Affari umanitari dell’Onu per i territori palestinesi, Lynn Hastings ha precisato che gli «avvisi anticipati» messi dall’esercito israeliano alle popolazioni affinché evacuino le aree che intende prendere di mira «non fanno alcuna differenza».

La proroga

Israele potrebbe prorogare fino al 31 dicembre le misure che prevedono l’evacuazione della popolazione dalle località lungo i confini con Gaza e Libano. Queste almeno sarebbero le intenzioni del ministero della Difesa, secondo quanto riporta l’emittente Kan, in una notizia subito rilanciata dal Times of Israel. La decisione sarebbe stata determinata dalla contrarietà espressa da diversi altri ministri, che giudicano i tempi prematuri e sottolineano i costi che comporterebbe per lo Stato. A causa del conflitto con Hamas e delle tensioni con gli Hezbollah libanesi, secondo il Times of Israel, circa 200mila israeliani hanno dovuto lasciare le proprie case nel sud e nel nord di Israele. Nel frattempo, un numero significativo di ostaggi in mano di Hamas a Gaza potrebbe essere rilasciato «in pochi giorni». Lo hanno detto fonti israeliane e straniere citate da Haaretz. Secondo cui l’intenzione delle parti è quella di definire l’accordo «in due giorni, forse anche meno in base all’andamento dei negoziati». Inoltre la fonte avrebbe rivelato che Israele vuole chiudere il dossier al più presto: il timore è che il coinvolgimento in una guerra all’interno della Striscia ostacolerebbe la possibilità di rilascio degli ostaggi in una fase successiva.

I colloqui con Biden

Intanto gli sforzi diplomatici. Nelle ultime ore Joe Biden e Benjamin Netanyahu avrebbero avuto un nuovo colloquio telefonico in merito agli «sviluppi a Gaza» e agli «sforzi per localizzare e assicurare il rilascio» degli ostaggi. La telefonata sarebbe stata inoltre incentrata sui «colloqui in corso per garantire un passaggio sicuro per i cittadini stranieri» che si trovano nell’enclave palestinese e che vogliono lasciare l’area. Biden ha mostrato il «sostegno Usa al flusso continuo di aiuti umanitari per la popolazione civile» della Striscia, ed ha «accolto con soddisfazione gli sforzi per aumentare questo appoggio nel prossimo periodo».

I raid

Ribadendo che «Israele ha tutto il diritto e la responsabilità di difendere i suoi cittadini dal terrorismo e di farlo in linea con il diritto umanitario internazionale». Hamas, ha aggiunto, «non rappresenta né i palestinesi né le loro aspirazioni». Nella notte, intanto,« l’esercito israeliano ha effettuato un raid mirato con carri armati nel nord della Striscia di Gaza, come parte dei preparativi per le prossime fasi del combattimento», ha dichiarato il portavoce militare, secondo quanto riporta AFP. Ieri sera, 25 ottobre, il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso alla nazione ha assicurato che Israele si sta preparando per l’invasione di terra a Gaza. Secondo le autorità, l’attacco di Hamas ha ucciso più di 1.400 persone in Israele. Hamas ha annunciato mercoledì un nuovo bilancio di oltre 6.500 morti, soprattutto civili, dal 7 ottobre, giorno dell’attacco senza precedenti sferrato sul suolo israeliano.

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